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Wagner e L'olandese volante

Amore come sacrificio di sé

L'olandese volante, noto però in Italia col titolo di Il vascello fantasma, è tradizionalmente considerato il primo, in ordine di tempo, fra i capolavori di Richard Wagner. L'opera, ispirata a una leggenda diffusa nelle letterature nordiche, fu scritta da Wagner a Parigi in uno dei periodi più tormentati e precari della sua vita, ed ebbe la prima esecuzione a Dresda nel 1843.

La nave del capitano Daland è costretta da una tempesta a cercare riparo in una insenatura della costa norvegese; ad essa si accosta un misterioso vascello nero, con le vele del colore del sangue. Il suo comandante, l'Olandese volante, racconta la sua storia: una forza soprannaturale ha decretato per lui una maledizione inesorabile; egli navigherà senza tregua fino alla fine dei tempi in tutti i mari del mondo, a meno che trovi una donna che offrendogli un amore veramente fedele lo possa redimere e rendergli la pace; solo ogni sette anni però può scendere a terra e cercarla. Daland, impressionato dalle favolose ricchezze dello sventurato navigatore, già immagina un matrimonio fra lui e la figlia Senta. Ella (che ha un fidanzato, per il quale non nutre però vero amore) conosce la leggenda dell'Olandese; davanti ad un suo ritratto rievoca cantando una ballata la sua storia, e in quel momento si immedesima in essa tanto da sentire istintivamente se stessa come la persona da sempre votata alla salvezza e alla redenzione di quell'uomo; e questa ballata è, come fra poco vedremo, il vero cuore dell'opera.

L'incontro con l'Olandese sanziona una unione che appare ad entrambi evidentemente fatale. Ma l'esito tragico della vicenda incombe. L'Olandese (che ha udito delle voci misteriose, provenienti dal vascello, ammonirlo a non illudersi e a riprendere ad errare) vedendo Senta a colloquio con l'antico pretendente, crede erroneamente di essere tradito. Salpa sconsolato con la sua nave, e Senta, disperata, si getta in mare gridando la sua innocenza e la sua fedeltà; il suo sacrificio annulla la maledizione, e il vascello fantasma sprofonda; le anime di Senta e dell'Olandese si profilano all'orizzonte, unite ormai per sempre, ma nella morte.

Parlavamo prima di esito tragico; ma in realtà non si tratta della conclusione, magari inaspettata, di uno sviluppo drammaturgico: l'episodio dell'equivoco sulla presunta infedeltà non è che un pretesto esteriore, utile per portare a compimento un destino già inscritto nella coppia fatale. Tutto in questo dramma e nei suoi due protagonisti è come fissato fin dall'inizio. Lo scopo delle peregrinazioni dell'Olandese, la fine della maledizione, non è in ultima analisi se non il desiderio di poter finalmente morire; e Senta non è la donna con cui vivere, è colei che può appagare questo desiderio, assumendolo anch'essa. Nell'episodio cruciale della Ballata, davanti al ritratto dell'uomo intuisce che il suo destino è sì quello di salvarlo, redimerlo, ma a costo della propria vita: "egli mi cerca - io lo devo vedere! Io devo perdermi con lui!". Come scrive il grande studioso wagneriano C. Dahlhaus, "la fedeltà fino alla morte promessa da Senta è una fedeltà che nella morte s'appaga, in una morte che non soltanto la suggella come una conclusiva conferma, bensì ne costituisce l'intima, l'unica sostanza". Per questo ella esprime e assolve il suo giuramento di fedeltà nei termini di una offerta sacrificale.

 
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