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ALI PER VOLARE. NELL'ALDILÀ

Dalle prime semplici fosse a forma ovale a quelle dotate di ricchissimi corredi, le tombe delle prime popolazioni danesi sono, fin dagli albori, quasi sempre collocate sulle alture. In modo che i vivi ricordino i morti e che questi sovrastino per sempre sulle loro terre. Anche nei periodi in cui prevale la cremazione vengono lasciati al defunto diversi oggetti di uso quotidiano: alle volte, sono addirittura posti sulla pira accanto al cadavere. Affinché lo seguano nel suo lungo cammino.
Le colline e la pianura, la costa frastagliata e gli stretti. Un territorio affascinante, dai molteplici aspetti e colori. Qui, verso il 4000 a.C., un popolo nuovo si affaccia nella storia dell'Europa centrale e occidentale, nella zona corrispondente all'attuale Danimarca: sono le prime comunità contadine, che rubano terreno alla foresta per dare il via alle prime coltivazioni di orzo e cereali, usando rudimentali accette per abbattere con energia alberi e arbusti. Questi primi coloni addomesticano mucche, maiali e pecore, usano zappe a forma di ascia e usano macine di pietra per sminuzzare il grano. Vivono in lunghe case rettangolari, collegate a capanne più piccole che, molto probabilmente, sono utilizzate come granai.

Nello stesso periodo, intorno a fiumi, ruscelli e alle rive dei mari, le prime tribù di cacciatori si costruiscono dei piccoli ripari di pietra, pronti a partire per trovare altrove i cibi necessari per la sopravvivenza.

Tronchi d'albero e vasi d'argilla. Agricoltori o cacciatori nomadi, le prime popolazioni della Danimarca seppelliscono di solito i loro morti in semplici fosse ovali, circondandoli di pietre, vasi di argilla e bevande. In particolare, alle donne vengono lasciate collane d'ambra, mentre gli uomini sono accompagnati dall'ascia, simbolo di forza e arma di difesa. A volte, intorno al corpo ed alla testa, sono ancora disposte piccole pietre. Quasi per proteggerli ulteriormente.

Alcuni gruppi pongono invece i loro morti in bare ottenute dai tronchi degli alberi, dotate di una sorta di "maniglia", di solito un ramo dello stesso tronco, per rendere più agevole il trasporto. Queste bare di legno sono poste in terreni argillosi, in modo che non si disgreghino col passare del tempo: molte volte viene lasciato al defunto, sul fondo della bara, un ramoscello fiorito. Sempre, comunque, viene dotato di corredo, soprattutto per i piedi, che vengono fasciati con stoffa o muniti di scarpe di cuoio. In una bara di legno è stato trovato anche un rudimentale seggiolino pieghevole. Utile, forse, per consentire al defunto di riposarsi durante il cammino nell'aldilà.

Sepolti quasi sempre sulla sommità delle colline e disposti gli uni vicini agli altri, tutti i cadaveri, in questi primi tempi, sia quelli sepolti nelle fosse sia quelli deposti nei tronchi, sono ancora coperti da un mucchio di pietre, lisce e piuttosto tonde, e da uno strato di zolle erbose.

FIBULE E BORSE DI CUOIO. Verso il 1500 a.C., quando anche nelle terre danesi iniziano a comparire i primi lucenti oggetti di bronzo, realizzati da sapienti artigiani che lavorano il metallo importato da molte località europee, le tombe sono più grandi ed iniziano ad essere recintate da grosse pietre o da pali di legno. Anche i corredi funebri si fanno ricchi: non viene risparmiata alcuna spesa per dotare il morto di quelle cose che gli possono servire nell'oltretomba, dagli indumenti agli oggetti della vita quotidiana, dalle ciotole per il cibo agli arnesi da lavoro; viene anche portata nella tomba la pelle di bue che è stata il suo lenzuolo funebre. Alla donna vengono poi lasciati diversi monili e all'uomo le armi che gli servirono in vita.

Verso il 1000, quando diventano sempre più raffinati gli oggetti di bronzo e la fibula, il tipico fermaglio dell'abito, diventa il più comune oggetto ornamentale, la maggior parte dei morti viene ancora sepolta in bare di legno: tuttavia, inizia a diffondersi la cremazione, che, col tempo, si estende nella maggior parte del territorio danese.

Se, in un primo momento, le ceneri sono poste in cassette di pietra, passando i decenni vengono collocate in urne sempre più piccole, che assumono la forma di casa tra l'800 e il 600 a.C.. Comunque, fin dall'inizio, intorno alle urne cinerarie, poste direttamente nella terra, vengono lasciati oggetti del defunto, dalle spade alle fibule, dagli abiti alle borse di cuoio. Spesso si trovano accanto alle urne anche ali di uccelli. Una usanza che si collega ad una particolare credenza che nasce in queste terre: l'uomo, una volta morto, vola in un altro mondo. E le ali gli servono, appunto, per proseguire senza sosta nel suo viaggio.

NEI LAGHI, SACRIFICI PER GLI DEI. Tra il 400 e il 300 a.C., quando il bronzo inizia a scarseggiare, diventando talmente costoso che solo i ricchi possono ormai permetterselo, si inaugura una nuova era, quella del ferro. Che porta con sé anche una nuova usanza funebre: sulla pira su cui viene cremato il cadavere viene messo anche del vasellame che contiene bevande e cibi, alimenti che dovranno servire al sostentamento dell'anima nel suo viaggio verso l'altra vita, quella definitiva. Si crede infatti che, dopo la morte, l'uomo diventi un'anima vagante: condizione che rappresenterebbe una fase intermedia fra la vita e la destinazione ultima dell'anima, nella quale l'uomo ha ancora legami con la realtà e necessita di nutrimenti per poter arrivare alla meta.

Si diffonde invece verso il 200 a.C. l'usanza di fare sacrifici agli dei. Una cerimonia che ha luogo soprattutto in laghi e paludi, in cui vengono lasciati, in grandi vasi, pezzi di animali domestici, che serviranno a sfamare e a placare le divinità. Diventa invece più sobrio il corredo funebre, quando non manca del tutto: i pochi oggetti che si ritrovano sono in ferro. E si tratta per lo più di spade, forbici e borchie di scudi. Alle volte, le ceneri sono poste direttamente nella terra, senza nemmeno l'urna.

COPPE DI VETRO E VASSOI DI ARGENTO. Nei primi secoli dopo Cristo, le regioni danesi hanno forti legami con l'Impero Romano, che lì si procura materie prime in grandi quantità: animali vivi da allevare, pelli e cerali. Per gli intensi spostamenti di merci verso Roma, l'economia rifiorisce e si eleva il tenore di vita. Anche le tombe tornano ad essere più curate, spesso anche molto ricche di corredi.

I defunti tornano ad essere inumati, prevalentemente in tombe di pietra, poi coperte da uno strato di terra e piccoli ciottoli. Intorno al luogo di sepoltura vengono portate coppe di vetro finemente decorate, vassoi, tazze, recipienti di bronzo e d'argento, coltelli e cucchiai di legno o di corno, mestoli di terracotta. Proprio come se il defunto dovesse partecipare ad un banchetto. Tutte queste suppellettili sono infatti sempre disposte in un ordine preciso: molto probabilmente, l'ordine nel quale erano sistemate a tavola quando veniva servito un pasto. Affinché, anche nell'aldilà, possano continuare a cibarsi degli stessi alimenti.

Nei secoli tra il 400 fin verso il 1000, anche le sepolture segnano sempre più le differenze sociali. Sepolcri con corredi opulenti si trovano spesso vicini ad altri molto miseri: quasi sicuramente, si tratta di tombe di schiavi sacrificati per seguire i padroni nell'altro mondo, per servirli esattamente come avevano fatto sulla terra.

Soprattutto la classe governante e gli uomini di potere vengono sepolti con grandi ricchezze in pietre preziose e oro. In alcune zone del territorio danese inizia a comparire l'usanza di elevare su un palo, sopra la tomba, la pelle, le zampe e la testa di un cavallo: perché l'anima del cavallo accompagni il defunto nel mondo dei morti, che non deve faticare troppo nel suo lungo cammino.

Comunque, anche durante questi secoli, le tombe sono poste sempre in posizione preminente, o in cima alla collina o su una altura presso il mare. Questo perché devono essere ben visibili da lontano, in modo che i vivi ricordino i morti e mantengano con loro uno speciale contatto. E in modo che anche i morti sovrastino sulla loro vecchia terra, sul mare e sulla gente.
 
Gianna Boetti

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