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A Mosca, dal 23 al 25 ottobre

Necropolis 2012 (2)

Con un rapido tragitto di cinque fermate in una metropolitana voluta da Stalin, che da sola vale il viaggio sulle rive della Moscova, si raggiunge il VDNH (leggere: “vedenhà”). Si tratta di un parco immenso che ci fa ripiombare in una atmosfera un po’ retrò. Creato da Stalin (ancora lui!), esso voleva essere un luogo dove le repubbliche che costituivano l’allora Unione Sovietica avrebbero avuto la propria “casa” costruita secondo i canoni architettonici peculiari ad ogni stato e che avrebbe rappresentato un polo di divulgazione a 360° della cultura, sotto tutte le forme, di ciascuna di esse. Solo successivamente vennero aggiunti dei padiglioni in un’ottica espositiva. Incominciarono a nascere ristoranti, negozi, attrazioni per bambini dando così l’aspetto attuale all’insieme. Oggi è diventato un gigantesco parco multifunzionale. In esso, da parecchi anni ormai, si svolge Necropolis, la fiera funeraria russa. Nata nel 1993 a Novosibirsk, la capitale della Siberia, per iniziativa di Serguei Borisovich Yakushin, allora presidente della Sibirskaya Yarmarka, l’ente fieristico locale (più di 60 esposizioni annuali), si trasferì a San Pietroburgo e, successivamente, a Mosca dove da più di dieci anni ha trovato la sua sede definitiva. Da qualche anno viene direttamente organizzata da una società facente capo allo stesso Yakushin accoppiandosi, in primavera, ad una fiera dello stesso tipo che si organizza a Novosibirsk, ma che si indirizza soprattutto al mercato interno. Possiamo vantarci, ammesso che ne valga la pena, di essere stati i primi occidentali a partecipare, da pionieri, a tale evento sin dall’inizio ad un’epoca che ci vedeva responsabili di un noto gruppo francese allora leader in Europa. Negli ultimi anni vi ci rechiamo per assicurare la promozione di Tanexpo. Quest’anno, poi, anche il Consorzio Tanexport ha preso la decisione di essere presente. Così, insieme a Raffaella Segantin e con il prezioso aiuto di Elena Riumkina, la nostra interprete, abbiamo presentato, facendo giocare tutte le sinergie, l’esposizione di Bologna del 2014 che, detto per inciso, si annuncia sotto eccellenti auspici. Già molti visitatori, parecchi dei quali sono già venuti a trovarci in Italia, ci hanno assicurato la propria presenza nel nostro Paese fra diciassette mesi. Altri se ne aggiungeranno creando così le premesse ideali perché gli espositori possano avere un adeguato ritorno sul proprio investimento.
L’edizione del 2012 è stata quella del ventennale di Necropolis. L’amico Serguei, assecondato dal fido Dimitri Yevsikov e dalla onnipresente, dolce e sorridente Marina Prudnikova, la nostra “fata” siberiana, ha fatto, anche questa volta, le cose per bene. Non solo, infatti, l’evento è stato allietato come sempre da una sfilata di moda da funerale con tenute muliebri che sembrano appositamente studiate, in certi casi, per resuscitare i morti (valore aggiunto alla prestazione funeraria?) nonché da alcuni cantanti che hanno scandito con le loro note la consegna, larga manu, di medaglie e diplomi. Quest’anno, in più, un ricevimento di eccellente qualità ha coronato la prima giornata in un’atmosfera estremamente conviviale contrassegnata da ripetuti brindisi condotti seguendo l’antica e lodevole tradizione russa: tracannando, cioè, tutto d’un fiato (“boire cul sec” dicono in Francia) i numerosi bicchierini di vodka che fugacemente passavano per le mani degli invitati.
La fiera ha visto una buona affluenza di visitatori anche se la giornata finale, come spesso accade un po’ dappertutto, è stata sotto tono. Per quanto riguarda i prodotti abbiamo osservato un progressivo, costante miglioramento qualitativo della produzione locale. Sono scomparsi i cofani tradizionali di una volta. Quelli che ci lasciavano a bocca aperta per esser costruiti con qualche tavolaccio di legno sommariamente assemblato e ricoperti da un tessuto, quando non si trattava di carta crespa, di colore rosso. Raccapricciante era poi osservare, nella parte inferiore, delle intercapedini tra una tavola e l’altra con le conseguenze facilmente immaginabili per gli sventurati portatori. Fortunatamente spesso la bassa temperatura provoca il gelo dei liquidi. Ma d’estate ragazzi... Non possiamo escludere che nella Russia profonda tali orrori possano ancora circolare. Se così fosse non rimane che sperare che scompaiano quanto prima. I monumenti funebri sono sempre più elaborati e fanno ricorso sia a supporti autoctoni che a quelli provenienti dalla Cina. Anche gli arredi sacri, in maggioranza riconducibili, com’è logico, alla tradizione ortodossa (anche se non mancano quelli delle religioni islamica ed ebraica), ci sono apparsi più sobri, eleganti ed in ogni caso meno pacchiani di quelli che avevamo l’abitudine di vedere.
Tre le imprese italiane direttamente presenti citiamo innanzitutto la Baltea. Condotta dall’amministratore delegato Vincenzo Carbone, è attiva nel campo dell’hardware per la fotoriproduzione e del materiale di consumo ad essa inerente. Per l’azienda piemontese la Russia rappresenta un mercato di elezione, estremamente attivo e profittevole grazie alla scelta di un ottimo partner locale. Merce rara, con i tempi che corrono, un po’ dappertutto, ma soprattutto in Russia dove certe situazioni sgradevoli hanno una calamitosa tendenza a ripetersi. Anche se meno frequentemente, ce ne rallegriamo, di una ventina d’anni orsono. Un collaboratore di tal tipo potrebbe assicurare il successo, che certamente meritano, ai prodotti di qualità della seconda (abbiamo scelto come criterio di presentazione l’ordine alfabetico) azienda italiana presente: la Bosisio di Locate di Triulzi (MI), giunta per la prima volta nella capitale russa e condotta dai fratelli Barbara e Riccardo Bosisio. L’ impresa non ha bisogno di essere presentata. Essa, che ha celebrato lo scorso anno il primo centenario di esistenza, costituisce una pietra miliare nella storia e nel panorama funerario ed artistico nazionale e non solo. Per rendersene conto basta fare una passeggiata al Monumentale di Milano, uno dei cimiteri più belli del mondo per la profusione di opere di altissimo contenuto artistico. Tra di esse i bronzi occupano una posizione di primissimo piano. Molti provengono dall’Antica Fonderia d’Arte Bosisio che ha certamente saputo, per assicurare la sua perennità, rinnovare con lungimiranza, ampliandola, la gamma con prodotti suscettibili di soddisfare i nuovi bisogni del mercato funerario. Ponendo ad esempio l’accento, come a Mosca, su di un prodotto - i loculi ed ossari Q-Box ad elementi modulari - estremamente versatili, facili e veloci da montare, che perfettamente si adatta alle attuali esigenze cimiteriali.
Infine, partiti dal Piemonte e attraversata la Lombardia, arriviamo in Veneto con, “last but not least”, la Pilato di Nervesa della Battaglia (TV). Anche in questo caso ogni presentazione sarebbe superflua. Giunta in forze (Barbara Pilato con il marito Gianvittorio Stella, la figlia Marta e la collaboratrice russofona Rossella Piovesan) l’azienda trevigiana si è presentata, anch’essa per la prima volta, al mercato russo. Dai primi riscontri l’impatto è apparso positivo. Come potrebbe, del resto, essere diversamente, vista la notorietà dovuta, non a caso, alla qualità ed al design innovativo dei loro prodotti. Come non pensare che la Jaguar proposta non abbia avuto un impatto certo su di un segmento, quello di prestigio che, come tutti sanno, esiste (eccome!) in Russia. Molti visitatori sono rimasti sedotti da quel modello. Si tratta ora di trasformare la meta. Cosa ordinaria in quelle contrade che assieme a Rovigo, Padova e L’Aquila sono la culla del rugby italiano. Di quello sport altissimamente educativo che tanto ha contato nella nostra giovinezza e che a pieno titolo merita la definizione di “sport da mascalzoni giocato da gentlemen”.
Qualche azienda italiana, infine, s’è fatta vedere attraverso i distributori locali. Osservate due vetrine della Caggiati, un frigorifero Olivetti, il cofano ”Pavarotti” della Lombarda Lavorazione Legno, un cofano e qualche urna della preziosa gamma di Art Funeral Italy di Paolo Imeri da Caravaggio. Gli ultimi due fabbricanti erano proposti nello stand di Ritual Gorbrus che da sempre costituisce il polo d’attrazione principale di Necropolis. Lì abbiamo rivisto con il solito, immutato piacere Marina Godun assieme al figlio Alexandre, come sempre eccellenti anfitrioni. Lì è stato assiduo ospite durante tutta la manifestazione, presentando tre proposte di prestigio, l’amico Terry Walker, il responsabile internazionale di Batesville, l’azienda statunitense indiscusso leader mondiale, con più di un milione di pezzi all’anno, della produzione di cofani. Ricorderemo al lettore che per la prima volta Batesville s’è presentata in Europa continentale lo scorso marzo a Tanexpo. Alla luce del successo colà ottenuto, Terry Walker ci ha assicurato la presenza in forze della sua azienda a Bologna nel 2014. Una informazione interessante, se confermata, potrebbe indicare ulteriormente l’interesse che la società dell’Indiana, che più volte abbiamo avuto l’occasione di visitare, porta ai mercati europei. Il fatto, cioè, che la percentuale di cofani in legno rappresenterebbe ormai il 40% del totale prodotto. Ancora pochi anni fa essa era del 15-20%. La sola crescita sul mercato domestico, dovuta alla sempre maggior presenza di latino-americani ed all’incremento della cremazione, non ci pare sufficiente a spiegare tale cambiamento spettacolare. L’export, in un modo o nell’altro, deve contare.
Una edizione di Necropolis, per concludere, ancora in progressione, rispetto alle precedenti. Agli amici russi di vent’anni vada il nostro sincero augurio di proseguire su questa strada costellata di successi, in attesa dei prossimi anniversari capitali. “Da svidànie”! Arrivederci!
 
Il Viaggiatore




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