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21 dicembre 2012: un venerdì e l'idea fulminante

Il fatto di chiamarsi Natale non si era rivelato un gran regalo, ma certe cose non accadono per caso. Nascere quel dì, il 25 dicembre di quarant’anni prima, aveva portato i miei genitori a chiamarmi così. Già, ero figlio di persone oneste, laboriose quanto un falegname e una giovine fanciulla, ma ben poco raccomandato dall’alto poiché, di miracoli, nella vita non me ne capitò di farne, né di riceverne alcuno. Né bello né brutto, a scuola andavo così così, al pallone giocavo proprio male e con le donne non posso certo dire d’aver avuto fortuna. Di quelle poche che ebbi in gioventù, molte lo fecero in cambio di quelle tariffe ancora valutate in anziane lire.
Mi sposai però, ma fu un errore. Lei, Pasqualina, così dolce e comprensiva fino al giorno prima, dopo le nozze si dimostrò per quel che era: una chioccia in cerca di un nido da pulire, una vera ragioniera per programmare ogni mossa futura e una tiepida amante che si concedeva raramente. Fu umiliante dover pagare un aitante ragazzo che faceva consegne a domicilio affinché la seducesse per poi coglierli in flagrante. Fu così che tornai libero, ma più povero, dovendole versare cospicui alimenti e rinunciando a tante di quelle belle cose che la vita riserva, poiché il mio modesto stipendio di onesto dipendente non mi ha mai concesso niente più dell’utilitaria che mi servì per anni e poche vacanze al mare, a Cesenatico precisamente.
Fu così per anni, finché non ebbi l’idea fulminante. L’idea mi venne mentre trasmettevano notizie devastanti relative ad una prossima fine del mondo che sarebbe avvenuta il 21 dicembre dell’anno 2012. Una sventura preannunciata, prevista da popoli antichi e da sacre scritture, da astronomi, fisici e veggenti, dimostrata da scienziati e già sfruttata per i film che descrivevano l’evento minuziosamente. L’idea era talmente logica che mi domandai com’è che non fosse venuta a tutti gli altri abitanti del mondo. Facendo i conti, di tempo ne restava poco, tanto valeva viverlo in maniera spumeggiante. Fu così che ipotecai una vecchia cascina di campagna che mi lasciarono i miei e poi non feci altro che riempirmi di debiti, debiti che nessuno avrebbe restituito mai perché è proprio in quella data che mi impegnai per onorare ogni prestito. Poco importava se gli interessi sarebbero stati alle stelle. E se poi il mondo non fosse finito per qualche misterioso intoppo, l’idea fulminante prevedeva una scappatoia tanto semplice quanto logica.
Il piano non poteva fallire e non fallì. Fu così che mi diedi alla pazza gioia ritirando pure la liquidazione e congedandomi da quel lavoro mediocre per dedicarmi a viaggi, belle donne e macchine veloci, mentre intanto scorreva il tempo. La fatidica data arrivò come era logico che fosse, arrivò in puntuale coincidenza con l’azzeramento di ogni mio conto in banca. Che il mondo saltasse pure, mi ero divertito come un matto, meglio di così non si poteva fare. Erano in tanti a temere quel giorno, sempre più nervosi e disperati, perché si erano attaccati agli effetti ed alle loro cose mentre io, astutamente, mi ero appropriato del tempo. Venerdì 21 dicembre 2012 trascorse del tutto normalmente. Si era parlato di macchie solari, di guerre nucleari, di terremoti e di spostamenti dell’asse terrestre, ma non accadde nulla, proprio nessuna di queste sgarbate cose.
Qualcuno può pensare che io fossi deluso e disperato in quel preciso momento. Niente affatto, era tutto calcolato, mi chiamavo Natale, ma non ero certo un “babbo”. Oggi è martedì, ne abbiamo 25, giorno di plurima festa in tutto il mondo ed anche mio compleanno che festeggerò alla grande. Non ho badato a spese dissipando gli ultimi spiccioli, è stato davvero divertente. Adesso sto spingendo l’acceleratore della mia fuoriserie che mi procura un gran piacere. Dopo la curva salterò giù dal ponte e tanti saluti a banchieri e creditori. Non sono mica fesso, ho sempre detto che non ci si può fidare di quello che si dice sui giornali e su tutti i canali della televisione. Era un trucco per mettere pressione, per vendere riviste, per fare spendere, per aumentare i consumi. Il parapetto ha ceduto come il burro, sto cadendo nel vuoto e me la sto ridendo: erano già arrivate 12 ingiunzioni di pagamento, sequestri, reclami, denunce, protesti, per non parlare degli arretrati della cara Pasqualina. Buon Natale a tutti quanti, poveri imbecilli: li ho fregati, non avranno un soldo da me, sto precipitando, ci sono cascati!

 
Carlo Mariano Sartoris


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