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 La Madonna della febbre

Questa è la storia affascinante e curiosa di un piccolo manufatto in terracotta che dopo essere stato custodito, ma forse sarebbe più corretto dire dimenticato, per anni in una scatola di cartone, nel 2002 è tornato alla luce iniziando ben presto a far molto parlare di sé. La scultura rappresenta una Pietà, con la Vergine Maria che sorregge il corpo del proprio figlio, Gesù, appena deposto dalla croce e con un angioletto che sorregge la mano sinistra del Cristo. Quando, nove anni fa, un collezionista di Bologna la acquistò in una bottega d'antiquariato, la composizione era piuttosto rovinata, con parti mancanti e completamente ridipinta. Si ritenne dovesse essere stata realizzata nel '700, ma dopo che fu restaurata e soprattutto abilmente liberata dai numerosi strati di colore con i quali, nel tempo, fu ridipinta, apparve un'opera molto più antica, di rara bellezza e dalle fattezze riconducibili alle abilissime mani di uno scultore del '400.
Gli esperti pensarono inizialmente che si potesse trattare di un modello in miniatura realizzato da Andrea Bregno, scultore del XV secolo, autore di numerosi monumenti funebri romani. Bregno però, sempre secondo gli storici dell'arte, non creava mai modelli per le sue opere; chi poteva allora essere stato così abile nel trarre dalla creta una composizione tanto raffinata nelle proporzioni, equilibrata nelle pose dei personaggi rappresentati e soprattutto così sorprendente nella plasticità anatomica del corpo nudo del Cristo morto? Il soggetto di per sé non è stato di grande aiuto perché, in effetti, buona parte dell'Europa e anche l'Italia, dal Trecento in poi, conobbero una stagione caratterizzata da una vasta produzione di statuette devozionali raffiguranti la Pietà, ossia la Madonna che sorregge il corpo esangue del proprio figlio appena deposto dalla croce.
Per questo motivo le analisi si sono concentrate soprattutto sullo stile e sulle caratteristiche iconografiche dell'opera. Tali studi hanno portato lo studioso americano Roy Doliner ad emettere un verdetto che ha suscitato una inaspettata meraviglia e che ha catapultato la piccola scultura sotto i riflettori di tutto il mondo: Doliner l'ha infatti attribuita nientemeno che a Michelangelo Buonarroti. Secondo lo studioso, la plasticità della figura di Cristo, la sua anatomia perfetta e dalle proporzioni classiche, non possono che essere opera del grande Maestro toscano. Inoltre, esiste un documento del XV secolo che descrive una Pietà realizzata da Michelangelo riconducibile, sempre secondo Doliner, alla piccola scultura in questione. Se le conclusioni a cui è giunto lo studioso americano sono, come pare, giuste, questa composizione porta il nome datole da Antonio Basoja, assistente di Buonarroti, che la chiamò “Madonna della Febbre”.
L'elemento più sorprendente di questa scultura è il corpo di Gesù e non soltanto per la sua bellezza, ma per la particolarità del suo apparire di dimensioni differenti a seconda del punto di vista dell'osservatore: se ci si pone di fronte alla statuetta, infatti, Cristo appare minuto ed essendo adagiato in grembo alla madre, sembra una proiezione di sé stesso da piccolo, sembra Gesù Bambino, il Dio appena venuto alla luce, incarnato in un essere umano. Se invece ci si sposta sul lato destro, la prospettiva cambia completamente e ci restituisce Cristo adulto, il Dio fatto uomo al termine del percorso che lo ha portato a compiere il sacrificio della propria vita per la salvezza di tutti i suoi figli.
Il 16 dicembre 2010 a Dozza, piccolo comune che si trova poco distante dalla città di Imola, Roy Doliner ha presentato il suo ultimo libro, “Il mistero velato”, nel quale espone la propria dimostrazione della paternità michelangiolesca della piccola Pietà, alta appena 30 centimetri e poggiata su una base di poco più di 50, fornendo le prove a sostegno della tesi che si conclude con l'affermazione, non di poco conto, che la scultura in terracotta sia stata il modello della “Pietà” vaticana, realizzata alla fine del '400 dal giovane Michelangelo Buonarroti.
  
 
Daniela Argiropulos
 

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