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Tanexpo 2010

Anche questa è fatta! Ancora una volta il lancio di Tanexpo è perfettamente riuscito con grande soddisfazione dell’équipe condotta con mano esperta da Alessandra Natalini ed in seno alla quale non vorremmo fare nomi (tutti hanno ben meritato, ci pare, come “gruppo”) se non quello di Nara Stefanelli. Nara, che abbiamo conosciuto poco più di un anno addietro, ha saputo perfettamente entrare nello spirito della “cellula Tanexpo” fatto di lavoro serio e profondo non disgiunto, tuttavia, da momenti di relax talvolta anche francamente “déconnants”, come dicono in Francia. Se ne parliamo in questa sede è perché, purtroppo, Nara ci lascia. La sua vita di famiglia le impone di lasciare l’Italia per raggiungere la Francia (dove potremo costituire una sezione staccata di Tanexpo). Siamo sicuri che anche nel vicino Paese d’oltralpe saprà meritare stima ed apprezzamento sul lavoro non appena avrà avuto modo di perfezionare il suo francese per entrare nella vita attiva. Tanto più che la sua destinazione è quella di Lione considerata, alla stregua di quanto accade per Bologna in Italia, la capitale gastronomica del Paese. Da una capitale all’altra, quindi, e tanti auguri, Nara. E davvero grazie!
Parlando di capitali il discorso ci porta fatalmente a Bologna che ogni due anni diventa la capitale mondiale del mondo funerario. “Bologna caput mundi”, recitava uno dei supporti della campagna pubblicitaria testé conclusasi. I rari lettori che hanno la rassegnata compiacenza di leggerci dovrebbero sapere ormai che chi scrive considera New York la vera capitale del mondo. Tant’è che è già stata presa la nostra decisione di trascorrere gran parte della prossima vita in quella città entusiasmante per varietà di genti e di idiomi. Un po’ come la Trieste cosmopolita dove, sin dalla culla, udivamo parlare tedesco, greco, ungherese, armeno, turco, serbo-croato e via di seguito, dandoci così un certo gusto a quella promiscuità cosmopolita che, su scala immensamente maggiore, ritroviamo nella Gotham d’oltre Atlantico. Quando si pensi, poi, che il ragazzino di allora viveva attorniato da truppe americane ed inglesi (la città giuliana, come si sa, è ritornata all’Italia solo nel 1954 dopo essere stata per quasi un decennio amministrata dagli alleati angloamericani; la denominazione ufficiale era TLT - Territorio Libero di Trieste, ovvero FTT - Free Territory of Trieste) e che ogni settimana vedeva partire, alternativamente, dalla stazione marittima il Vulcania ed il Saturnia verso la Grande Mela, il gioco è fatto e tutti capiranno il perché della nostra fatale, e manifestamente inevitabile, attrazione per quei luoghi. Un sogno d’infanzia fattosi realtà. Ebbene, per qualche giorno Bologna, come accade ogni due anni, ci ha re-immerso in quell’atmosfera da torre di Babele; e le torri degli Asinelli e della Garisenda si sono trasformate in grattacieli di una nuova Manhattan confermando con la loro presenza la visione proiettata nel futuro delle italiche genti. Qualità che, disgraziatamente ahinoi, è andata progressivamente perdendosi con il trascorrere dei secoli.
In effetti sono giunti da tutto il mondo, ospiti graditi di Tanexpo, industriali ed imprenditori funerari curiosi di scoprire le novità proposte in fiera e, allo stesso tempo, felici di ritrovarsi tra amici in una cornice che anche gli dei avevano deciso di benedire gratificandoci di un tempo a dir poco splendido che in poche ore ha ornato le campagne circostanti con le pennellate di bianco e rosa della prima fioritura degli alberi da frutta. Un clima idilliaco e fraterno che ha rafforzato i legami tra le genti della professione che hanno così potuto trarre profitto, sul piano professionale, dal proprio viaggio. Non staremo qui ad enumerare pedantemente tutti i Paesi di provenienza dei vari intervenuti, ma, tralasciando tutti quelli europei, includeremo in una lista non limitativa il Brasile, il Kazakhstan, l’India, il Messico, l’Argentina, il Congo, la Bolivia, la Cina, l’Equador, l’Australia, la Colombia e gli Stati Uniti. Tutti entusiasti per la qualità di una esposizione che quest’anno ha modificato la propria configurazione per proporsi su un solo livello in seno al quale un giardino d’inverno, sapientemente situato tra i padiglioni 21 e 22, ha rappresentato un’oasi dove fare una chiacchierata, fumare, per quelli che ancora lo fanno, una sigaretta o abbandonarsi un attimo al primo sole primaverile (prodromo di quella che sarà, per chi la conosce, la torrida estate bolognese). Diciamo che l’organizzazione ha tenuto conto delle osservazioni manifestate da alcuni espositori e visitatori in occasione di Tanexpo 2008 sopprimendo quel primo piano che, a titolo personale, non ci era dispiaciuto affatto. Ma tant’è!
Non ci pare utile in questa sede (altri lo faranno altrove) procedere, sulla falsariga di quanto abitualmente proponiamo nei resoconti di viaggio, ad una disamina, seppur sommaria, degli stand. A titolo personale, tuttavia, non possiamo fare a meno di lodare quell’imprenditore italiano che ha avuto l’idea (“geniale”! Grazie ingegnere!) di presentare un tronco d’albero tagliato in orizzontale con le tavole lignee laminari spaziate tra di loro, il tutto incluso in una cabina trasparente che, pur limitando lo spazio, ne amplificava la visibilità. Una vera e propria opera d’arte, una scultura che ci ha lasciati, ogni volta che ci si passava accanto, perturbati e alle prese con una somma di considerazioni frutto della forte carica simbolica di quell’albero (africano? sudamericano?) già vivente ed ora morto, ma che nell’infinito del suo “non essere” ha rivissuto trasformandosi in “bellezza quintessenziale” per mano di quell’uomo che riesce nella sua vita, “finita” per definizione, a rivestire, con il proprio lavoro e con il proprio genio, di eternità qualcosa che, se abbandonata nella foresta, si sarebbe lentamente trasformata in ossequio alle leggi della natura. Deve essere contento quell’albero di sublimarsi nella sua nuova vita e di trovare quell’ammirazione che certamente non avrebbe mai conosciuto, perduto nell’anonimato tra le migliaia di confratelli nella foresta d’origine!
Ragioni di discrezione e di imparzialità ci vietano di fare il nome dell’azienda all’origine di tale realizzazione. Vi preghiamo però di crederci che anche in questo momento, mentre buttiamo giù queste righe, siamo soggiogati, sarebbe più appropriato dire commossi e di certo estremamente coinvolti sul piano emotivo, dal ricordo quasi ossessivo di quella visione che in certo modo ci perseguita, come in altri tempi poteva essere il caso quando non di alberi si trattava, ma di affascinanti e talvolta lascive fanciulle che turbavano le nostre giornate giovanili ed ancor più le nostre notti. Tutto questo per dire che il bello può scaturire da ogni elemento a condizione di saperlo immaginare e di estrarlo - è qui che l’uomo dà forma al suo potenziale creativo - dal materiale bruto che ci sta di fronte.
Ed è proprio sul “bello” che si è imperniata Tanexpo 2010. Il contenitore innanzitutto, la fiera di Bologna, inserito in quel contesto più ampio che è la città stessa con i suoi portici, con le sue piazze, con i suoi palazzi rossi e con le sue chiese (anche i mangiapreti più incalliti dovranno pur ammettere, per poco che dispongano di un minimo di onestà intellettuale, che l’apporto della Chiesa, in particolare quella cattolica, al patrimonio artistico italiano è assolutamente incommensurabile). Un contenitore di accesso agevolissimo contrariamente a quanto accade in altre occasioni, in particolare al Bourget, luogo infausto per la qualità delle strutture fieristiche e per i problemi, spesso insormontabili, che presenta. È una visione ristretta, condizionata dalla volontà di beccare ogni soldino disponibile visto che a Parigi di spazi fieristici altrimenti prestigiosi ve ne sono (Porte de Versailles, Villepinte, ...). Ma i prezzi non sono gli stessi che al Bourget. E poi il contenuto, i prodotti, frutto di quella ricerca del bello, per l’appunto, come momento catartico e liberatorio dalle brutture architettoniche, ma soprattutto morali nelle quali quello che si è convenuto di chiamare il “bel Paese” s’è impastoiato da un bel po’ di tempo.
Abbiamo così avuto modo di ammirare, godendone, realizzazioni di altissimo livello presentate da tutti i leader dei differenti settori merceologici: cofani, bronzi, urne, veicoli, imbottiture, accessori, prodotti ed attrezzature d’igiene, sistemi innovanti ad altissima valenza artistica per contenere le urne, forni crematori, articoli cimiteriali, fotoceramiche, monumenti e via dicendo. Qualcuno, è vero, mancava all’appello, ma è risaputo che i tempi sono duri, che la crisi regna e che, per i meno competitivi, forse, l’investimento è stato valutato eccessivo o, più semplicemente, inabbordabile. Al punto che ci è parso di capire che c’era chi voleva addirittura venire in fiera gratis, prevalendosi di un nome di una certa notorietà (rimane da vedere di che tipo). Progetto altamente rispettabile, ma assai poco gradito alle orecchie del baffuto “boss” (“absit iniuria verbo”, soprattutto tenendo conto delle sue origini sicule!), Nino Leanza, il cui ornamento labiale è entrato prontamente in fibrillazione assumendo l’inequivocabile forma di un “no”! È ben vero che gli assenti hanno sempre torto. Anche e soprattutto quando pensano di fare i “furbetti del quartierino”. Oppure quando si lasciano andare a forme di parassitismo che “speripatetizzano” (speriamo che il neologismo forgiato per l’occasione risulti comprensibile ai più) soprattutto chi le mette in opera. Per non parlare poi di chi (rivedere l’articolo, altamente istruttivo, relativo alla fiera di Valencia) andava in giro raccontando baggianate del genere: “Tanexpo chiude”, “A Tanexpo non ci sarà più nessuno” e così via…
Stupidate ricorrenti (ogni due anni … ricominceremo nel 2011, ma ormai vi abbiamo fatto il callo al punto da trovare la cosa divertente) che lasciano il tempo che trovano e che sono regolarmente, impietosamente ed ineluttabilmente, per sommo scorno di costoro, smentite dai fatti. E i fatti sono lì, indiscutibili. Nonostante il periodo di crisi i tre padiglioni erano pieni di espositori, il numero dei visitatori è stato lo stesso che nel 2008, anzi in leggero aumento, i buyer dall’estero sono decisamente aumentati. Tutti hanno potuto constatarlo. Occorre altro? Delle dicerie degli invidiosi non ce ne “cale”, riprendendo un verbo del già famoso, qualche decennio or sono, quartetto Cetra. Ed effettivamente tutti questi signori fanno un bel coretto a somiglianza di quello eseguito dal fedele amico dell’uomo nel modo di dire francese dell’altro lato del Mediterraneo (nord Africa): “Les chien aboient, la caravane passe”, (i cani abbaiano, la carovana passa, mettendoli a tacere col fumo prodotto aggiungeremo noi) un cui sinonimo, egualmente eloquente, è “Laisser pisser les merinos” (lasciar urinare le pecore “merinos”, che continuino pure a farlo…). I fatti si sono incaricati di smentire una volta di più questa conventicola di buontemponi cui soltanto i “grulli”, per toscaneggiare, possono dare ascolto.
In conclusione Tanexpo ha, ancora una volta, riaffermato il suo primato nel mondo. Non dispiaccia a chi, all’estero, paga per ottenere la pubblicazione di essere il “numero uno” o il “main”. La carta si lascia scrivere, ma per Tanexpo ciò che conta non è comprare una pagina di pubblicità per millantare un primato che esiste solamente nella mente invidiosa di chi prende i propri sogni per realtà. Ciò che conta è il parere di espositori e di visitatori unanimi nel riconoscere che ormai la nostra manifestazione è quella di riferimento non solo in Europa, ma nel mondo intero.
Con ciò non si vuol dire che tutto sia andato perfettamente. La perfezione, si sa, è un concetto spesso associato alla divinità. L’uomo può soltanto tendervi, ché se la raggiungesse si trasformerebbe in Dio. In altri termini rimane sempre un margine di progresso. E da domani, statene sicuri, questo spazio tenteremo di occuparlo. Vorremmo aumentare ancora il numero di espositori e di visitatori stranieri soprattutto, per quanto riguarda questi ultimi, in provenienza dall’Africa e dall’Asia. Questi sono certamente i mercati del futuro e saggio è colui che se ne rende conto. Vorremmo organizzare altri incontri “frontali” sulla traccia di quanto fatto quest’anno senza che gli inconvenienti riscontratisi a Bologna (assenza di certi interlocutori, problemi di traduzione) si ripetano. Ne siamo consapevoli e porremo rimedio. Troveremo il modo di migliorare l’udienza alle conferenze di formazione. Non possiamo dichiararci soddisfatti di come le cose, a questo livello, sono andate quest’anno. Pensiamo di essere adulti e di vedere le cose per quello che sono. In ogni caso siamo già al lavoro per Tanexpo 2012 e possiamo annunciarvi, con malcelato orgoglio, che già qualche espositore ha confermato la propria partecipazione alla prossima edizione. Se il buon giorno si vede dal mattino … tempi duri si annunciano per i denigratori di professione.
Ritorniamo a casa consapevoli del successo globale di Tanexpo e convinti che un duro lavoro ci attende. Per quanto ci riguarda più da vicino batteremo sistematicamente, come al solito, tutte le fiere del mondo. Quest’anno ci attendono Düsseldorf (la Befa che si tiene ogni cinque anni) e Hong Kong in maggio. A seguire, in settembre Buenos Aires ed in ottobre le classiche Mosca e New Orleans. In novembre Lione e Varsavia. E poi qualche altra iniziativa provinciale tra le quali pare che ve ne sia anche una in Italia, già abortita lo scorso anno, ma che, visti i progressi della ginecologia, sarebbe in gestazione per l’autunno. Andremo certamente a dare un’occhiata, per compiacerci del successo, eventuale, di una manifestazione sorella e per congratularci, se del caso, con gli organizzatori. L’importante è che essa si trovi in una città vicina ad un’altra da cui sia separata da lunga e storica rivalità campanilistica. Ciò darà modo ad eventuali parassiti di noleggiare una villa in cui intrattenere, in una esposizione “pro domo sua”, gli ospiti dirottati dalla fiera, diciamo così, principale. Perché tale manovra abbia un po’ di successo occorre però che la rassegna pilota richiami numerosi visitatori. Di coppie di tali città ne esistono a bizzeffe in Italia: Bologna e Modena (“La Secchia Rapita” del Tassoni docet), Firenze e Pisa (“Ai, Pisa vituperio delle genti…”, Dante), Trieste ed Udine (eterna rivalità tra giuliani e friulani, i “bisiacchi” abitanti, grosso modo, della provincia di Gorizia facendo da bilanciere) ed ancora Brescia e Bergamo. Giusto per dare ottime idee a chi non ne possiede altre.
Della soddisfazione degli organizzatori si è già detto. Per ciò che riguarda espositori e visitatori riteniamo che tale sentimento sia ampiamente condiviso. C’è sempre qualcuno a cui qualcosa non va, ma il feed-back che abbiamo personalmente raccolto, in chiusura di manifestazione, presso moltissimi soggetti non fa che accrescere il nostro sentimento di essere riusciti a fare qualcosa di “bello”. Saremo tuttavia grati a tutti coloro che avessero commenti da fare, anche e soprattutto se in controtendenza, di farcelo sapere visto che, non possedendo la scienza infusa, siamo ben convinti che si possa sempre fare meglio.
Tornando al “bello”, che vorremmo fosse il leitmotiv di questo contributo, come non sottolineare l’impatto della serata offerta agli espositori e a tutti i visitatori “ufficiali” stranieri nel sontuoso, duecentesco palazzo di Re Enzo in Piazza Maggiore. In una atmosfera magica, allietata da un complesso di qualità (anche se in futuro sarebbe meglio rivedere l’acustica), ci siamo ritrovati tra amici lieti di trovarsi ancora una volta insieme e con la speranza di riunirsi presto per festeggiare l’ottavo anniversario di Tanexpo.
Al tavolo di presidenza, attorno a Nino Leanza e Sara Martini che facevano gli onori di casa, hanno trovato posto Franco Ferrari (Presidente Assocofani), Guido Peagno (Presidente Federazione Italiana Cremazione), Dirk Van Vuure (Past President Fiat-Ifta), tutti accompagnati dalle rispettive consorti, Renato Miazzolo (Presidente Feniof), Piero Maurizio Zaffarano, in rappresentanza del Presidente Federcofit Giuseppe Bellachioma, Teresa Saavedra (Presidente Alpar), Jorge Bonacorsi (Presidente Fadedsfya) e Sue Saville (Presidente NAFD), vogliosa di lanciarsi in un twist indiavolato, accompagnata dal figlio.
Sarebbe molto lungo citare tutti i presenti a Tanexpo, ma ricorderemo Dario Loinaz col suo gruppo di imprenditori sudamericani che hanno fortemente contribuito al successo della rassegna animando alcune conferenze e partecipando agli incontri frontali. All’amico Dario, argentino che vive in Brasile, auguriamo i migliori successi per la squadra “alviceleste” (biancazzurra, dai colori dell’Argentina) nel prossimo mondiale sudafricano. Il caso ha voluto che nel corso della serata lo stesso Dario abbia consegnato, tramite Nino Leanza, una targa ricordo a Garcez Filho, grande imprenditore di Fortaleza, nel nord-est Brasiliano, che inaugurerà fra poche settimane un cimitero “verticale” suscettibile di accogliere 33.000 urne cinerarie. A quest’ultimo, chiaramente, stanno più a cuore gli “auriverde” (verdeoro, dai colori del Brasile). Chi sarà il terzo incomodo? Purtroppo non crediamo sarà la nostra Italia, il cui contenuto tecnico è di tutta evidenza largamente inferiore alle altre. Confidiamo nello stellone. Oggi come oggi, in Europa i più dotati paiono essere gli spagnoli, anche se con essi vi è sempre il pericolo che si montino la testa, perdendo così la lucidità necessaria per portare a buon fine la propria missione.
Altro gruppo sudamericano di grandissima importanza è stato quello di Alpar, capeggiato da due avvenenti signore, la Presidentessa Teresa Saavedra, dalla bella Cochabamba in Bolivia, e la Direttrice Esecutiva Tatiana Osorio, dall’altrettanto bella Medellìn in Colombia. Da esse abbiamo ricevuto un prezioso omaggio personale per il quale teniamo a ringraziarle, così come siamo loro grati per averci onorato della loro presenza e di quella di molti dei loro Associati che hanno approfittato dell’occasione per tenere il Consiglio Direttivo e per portare un prezioso contributo di esperienze con interventi di primissimo piano. E poi Pablo Cevallos, ecuadoriano residente a Miami, alla guida di un gruppo di primaria importanza nei due paesi nonché editore della famosa “Revista Celestial”. Rimanendo in quel settore geografico Jorge Bonacorsi, Presidente della Fadedsfya, la federazione argentina, nonché la simpaticissima famiglia Formolo del Rio Grande do Sul, in Brasile, proprietaria di un magnifico cimitero e che perpetua il parlar trentino d’origine in quel lontano paese. Senza dimenticare Francesco Di Pace, industriale di San Paolo, che ci ha assicurato che sarà presente con i propri prodotti nel 2012.
Tra gli organizzatori di fiere abbiamo ritrovato: Beatriz Colom (Funermostra, Spagna), David Hyde (NFE, Gran Bretagna), Rudolf Kleewein (Devota, Austria), promotore di un magnifico stand austro-germano-svizzero, Marcin Musial e Marcin Paszkowski della fiera polacca Necroexpo di Kielce, Marek Cichewicz (Memento, ancora dalla Polonia), Arpad Polczman (Temexpo, Ungheria), Ildefonso Gonzales e Gabriela Esquivel (Messico), Wilson Tong (Hong Kong), Debbie Andres (NFDA) accompagnata dalla sorella Alexis a cui auguriamo un pronto ristabilimento dopo qualche problema che ha messo a rischio il suo viaggio nel nostro paese. Al tavolo “francese”, oltre alla delegazione della rivista “Resonance” capeggiata da Maud Batut, anche Melanie Lemonnier, antropologa, etnologa e ricercatrice universitaria protagonista di una interessantissima conferenza sugli aspetti storici della Tanatoprassi, e Marc Sastre, il famoso tanatoprattore che, durante i tre giorni, ha richiamato un numero considerevole di professionisti che ambivano iniziarsi all’arte restaurativa e che è stato assecondato per l’occasione dalle signore Vittoriana Martinoli e Francesca Lussana. Tale successo è stato favorito, dobbiamo segnalarlo, dalla cortesia squisita di Richard Arnold, dell’inglese Omega, che ha messo a disposizione degli organizzatori i 15 modelli di teste necessari per le esercitazioni pratiche assieme alle cere e agli strumenti. Tra i visitatori francesi da segnalare la presenza di Sandrine Thiéfine, Direttrice Generale di Roc-Eclerc, gruppo funerario francese di primaria importanza ed in rapida crescita. E ancora, dalla Spagna, Carmen Olmeda, editrice de “La Guia Funeraria”, Josè Manuel Martin, autore di una conferenza magistrale sul marketing funerario, e Gonzalo Amoros, editore della “Revista Funeraria”. E come non sottolineare la forte presenza russa con Serguei Bondarenko, responsabile della municipale di Novosibirsk, capitale della Siberia, e con il numeroso gruppo guidato dalla avvenente Roufina Safiullina (che vive a Bologna) in provenienza dalla lontana Ufa, capitale della Repubblica dei Baschiri (Baskorkostan). Ed i gruppi consistenti di visitatori provenienti dal Regno Unito, dalla Polonia e dall’Ungheria.
A tutti costoro, e a quelli che ci scuseranno per non averli menzionati, vadano i nostri più sinceri ringraziamenti accompagnati dal tradizionale “arrivederci a Bologna per Tanexpo 2012”.
 
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