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Uno dei temi trattati a Tanexpo 2008

La cremazione nel nostro Paese

Fra le peculiarità di Tanexpo, lo sappiamo da sempre, vi è quella di focalizzare l'attenzione su argomenti di strettissima attualità, offrendo agli Operatori spunti di riflessione e strumenti concreti in grado di favorirne lo sviluppo professionale ed economico. L'edizione 2008 dedicherà ampio spazio alla cremazione analizzandone in un convegno, in programma per venerdì 28 marzo, tutti gli aspetti ad essa correlati (legislativi, tecnici e tecnologici, psicologici, etico comportamentali, liturgici, cerimoniali, ...) per identificare le principali problematiche dei diversi "attori" del sistema e per proporre loro, in maniera semplice ed efficace, risposte specifiche, suggerimenti e indicazioni di carattere pratico.
L'interesse crescente per la cremazione è testimoniato anche dal proliferare di legislazioni regionali cresciute sulla spinta delle istanze cremazioniste per la dispersione e per l'affidamento familiare o personale delle ceneri.
L'avvio è stato dato dalla Regione Lombardia con la legge regionale 18 novembre 2003, n. 22 "Norme in materia di attività e servizi necroscopici, funebri e cimiteriali".
Poi la Regione Piemonte, con la legge regionale 9 dicembre 2003, n. 33 "Disposizioni in materia di cremazione e dispersione delle ceneri", abrogata dalla recente legge regionale 31 ottobre 2007, n. 20 "Disposizioni in materia di cremazione, conservazione, affidamento e dispersione delle ceneri".
Di seguito sono intervenute:
  • la Regione Toscana con la legge regionale 31 maggio 2004, n. 29 "Affidamento, conservazione e dispersione delle ceneri derivanti dalla cremazione dei defunti";
  • la Regione Umbria con la legge regionale 21 luglio 2004, n. 12 "Norme in materia di cremazione, dispersione delle ceneri e servizi cimiteriali";
  • la Regione Emilia-Romagna con la legge regionale 29 luglio 2004, n. 19 "Disciplina in materia funeraria e di polizia mortuaria";
  • la Regione Valle d'Aosta con la legge regionale 23 dicembre 2004, n. 37 "Disposizioni in materia di destinazione delle ceneri da cremazione";
  • la Regione Marche con la legge regionale 1 febbraio 2005, n. 3 "Norme in materia di attività e di servizi necroscopici, funebri e cimiteriali";
  • la Regione Lazio con l'articolo 162 "Norme in materia di dispersione e affidamento delle ceneri" della legge regionale 28 aprile 2006, n. 4 "Legge finanziaria regionale per l'esercizio 2006";
  • la Regione Campania con la disposizione 9 ottobre 2006, n. 20 "Regolamentazione per la cremazione dei defunti e di loro resti, affidamento, conservazione e dispersione derivanti dalla cremazione";
  • la Regione Liguria con legge regionale 4 luglio 2007, n. 24 "Disposizioni in materia di cremazione, affidamento e dispersione delle ceneri".
Disegni di legge sono stati presentati anche nelle Regioni Friuli Venezia Giulia, Puglia, Veneto e Sardegna.

"È evidente anche dall'epigrafe delle leggi che spesso l'interesse si è concentrato esclusivamente sulle tematiche della cremazione, mentre in pochi casi si è trattato di un intervento normativo di più ampio spettro sul settore funerario nel suo complesso, come è accaduto in Lombardia, Emilia-Romagna, Marche e Umbria. La differenziazione regionale è comunque interessante anche restringendo il confronto tra le disposizioni specifiche sulla cremazione che possiamo sintetizzare individuando i seguenti raggruppamenti. Solo attuazione della Legge 130/2001 per affidamento e dispersione ceneri: Liguria, Lazio; anche dimensione etica (strutture per il commiato, senso comunitario della morte, informazione ai cittadini): Piemonte, Toscana, Valle d'Aosta, Campania, Emilia-Romagna; anche pianificazione territoriale dei crematori: Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana; attenzione all'impatto ambientale (emissioni): Lombardia. Mi preme mettere in evidenza il passaggio culturale, che le norme in parte colgono, di trattare i crematori non solo sotto l'aspetto della dotazione tecnica quanto piuttosto per una loro funzione globale al servizio della cremazione".
Gabriele Righi, componente dell'Esecutivo Sefit, ha illustrato nell'ambito dell'annuale incontro di Roma le principali "linee guida per l'installazione di crematori in Italia" ponendo l'accento sul punto di vista di coloro che gestiscono il servizio in tema di etica, sensibilità culturale e religiosa, tecnologia, ambiente ed economia.
"In Italia nel 2006 sono state effettuate 53.000 cremazioni, che corrispondono al 9,5% dei decessi (558.000 nello stesso anno), poco più di un quarto rispetto alla percentuale media dell'Unione Europea (36%). Attualmente sono in funzione 45 crematori (31 al nord, 9 al centro e solo 5 al sud) e nei prossimi dodici mesi ne dovrebbero essere attivati altri cinque. Rapportando questo dato al numero complessivo di cremazioni rispetto ai decessi, otterremo percentuali del 15,7% nel nord, del 9,6% nel centro e di solo lo 0,35% nel sud Italia. Quattordici impianti hanno effettuato meno di 500 cremazioni; tredici hanno raggiunto una quota compresa fra 500 e 1.000 servizi; altri tredici ne hanno svolti un numero intermedio fra 1.000 e 2.000; solo cinque, infine, hanno superato quota 2.000. L'interesse sta crescendo, e possiamo stimare che aumenterà velocemente anche il numero complessivo. È ragionevole ipotizzare, nell'arco dei prossimi trent'anni, una percentuale nazionale compresa fra il 25% e il 35%, cioè fra le 148.000 e le 208.000 cremazioni".

Una crescita considerevole.
"Esistono però alcuni fattori in grado di rallentarla:
  • la lontananza dal crematorio (e questo spiega anche una maggiore diffusione nei grandi centri piuttosto che nelle periferie);
  • la frammentazione temporale della cerimonia, dovuta alla serialità degli interventi;
  • la percezione da parte della popolazione dell'assenza di una posizione chiara della Chiesa e soprattutto la mancanza di una liturgia apposita per chi sceglie la cremazione;
  • la carenza di sistemi di memorializzazione propri alla sepoltura di urne cinerarie (i cimiteri sono orientati al seppellimento di feretri, non di urne);
  • una normativa incompleta e poco chiara per l'applicazione, frutto di stop and go, di interventi dapprima statali, poi regionali e ora comunali: una situazione applicativa a macchia di leopardo sul territorio;
  • la difficoltà nella installazione di nuovi impianti, per il timore (inconscio, ma non reale) di inquinamento. In realtà il senso di repulsione della cittadinanza a nuove installazioni di crematori è identico a quello che si prova per qualunque nuova struttura di servizio pubblico (ospedale, discarica, gassificatore, fermata dell'autobus, cimitero, piazzola di cassonetto, ...), quando i diritti di una comunità si scontrano con quelli dei singoli, vicini al luogo di insediamento. È nota come la "sindrome nimby" (not in my back-yard, non nel mio giardino). Nel caso specifico è più un problema psicologico, legato alla percezione che dalla ciminiera esca un distillato di morte e non, come succede nella stragrande maggioranza dei casi, fumi controllati con livelli di emissione entro i range ammessi.
Sono tutti temi che hanno a che fare con una offerta da cui emerge una domanda latente, non ancora soddisfatta".

Alla cremazione sono anche legati aspetti etici e tecnologici.
"Le spoglie umane non devono essere trattate come rifiuti. In passato, a causa di una scarsa conoscenza di molti fattori, le Autorità di controllo erano orientate a considerare gli impianti di cremazione, ai fini delle normative cui assimilarli, analoghi a quelli per l'incenerimento dei rifiuti organici. L'impianto di cremazione, in quanto tale, non può essere paragonato in alcun modo ad un sistema di incenerimento rifiuti per ragioni non tanto e non solo tecniche, ma soprattutto etiche. L'esame dell'impiantistica specifica e delle modalità portano a definire la cremazione come un processo che si caratterizza per un utilizzo discontinuo con funzionamento dell'impianto a ciclo. La cremazione di resti umani non deve assolutamente essere combinata con quella degli animali da compagnia e deve essere condotta in modo da minimizzare l'impatto ambientale, avendo particolare riguardo agli ultimi sviluppi tecnici legati ai processi di combustione.
Le condizioni operative e le performance dei crematori devono essere aderenti alla miglior tecnologia disponibile ed economicamente sostenibile (in inglese Best Available Technology Economically Achievable), in relazione alla sicurezza dei lavoratori (che devono essere adeguatamente formati) e all'impatto ambientale esterno soprattutto per quanto concerne i valori delle emissioni in atmosfera. Vengono distinte due situazioni, a seconda che l'impianto svolga mediamente più o meno di 1.000 servizi l'anno: nel primo caso lo European Crematoria Network e il Cemetery and Cremation Working Committee della European Federation of Funeral Services propongono limiti più restrittivi, ritenuti raggiungibili dalle moderne tecnologie a costi accettabili; nel secondo si ipotizzano limiti meno restrittivi, prevedendo però nel tempo il raggiungimento di quelli precedenti. In questo modo si vuole evitare che i nuovi impianti, in zone in cui la pratica della cremazione è ancora agli inizi, siano gravati da costi eccessivi per l'installazione di stazioni di filtraggio. A livello europeo c'è molta attenzione alle emissioni in atmosfera, in particolare per il mercurio. Gli Enti sopra citati stanno promuovendo l'emanazione di una apposita direttiva per i crematori al fine di superare la forte differenziazione esistente tra i diversi Paesi, favorendo in questo modo una standardizzazione delle tecnologie. Sarebbero fondamentali anche per l'Italia, poiché qui non è mai stato emanato il provvedimento interministeriale che avrebbe dovuto regolare la materia secondo le previsioni della legge 130/2001. Tant'è che oggi Regioni o Province, in base al dpr 203/88, stabiliscono limiti specifici in relazione alla localizzazione dell'impianto e alla tecnologia adottata".

Proprio sull'impatto ambientale, anche per l'informazione fuorviante fornita spesso da molti soggetti che imputano alla combustione del cofano funebre, soprattutto se verniciato, chissà quali danni in termini ecologici, abbiamo chiesto una precisazione ad Enrico Stragliotto, vice Presidente di Assocofani, l'Associazione Italiana Produttori Cofani Funebri.
"Il problema non è certamente legato al cofano, o alle relative vernici, se il prodotto è realizzato in sintonia con le corrette regole costruttive che, per altro, auspichiamo siano a breve oggetto di una specifica Norma Uni alla quale la nostra Associazione sta concretamente e tempestivamente lavorando. Il problema è semmai legato all'utilizzo di filtri idonei a limitare i fumi a camino, riducendo così di molto l'emissione in atmosfera di prodotti nocivi. Ricordo che alcuni anni fa, su sollecitazione degli abitanti della zona, il Comune di Milano eseguì alcuni test in collaborazione con la nostra azienda: furono bruciati cofani verniciati con prodotti diversi e con diverse quantità di vernice. Ne fu bruciato anche uno totalmente grezzo. Ebbene, i valori di elementi nocivi furono tutti assolutamente bassi, indipendentemente dal tipo di cassa. Ciò che provoca gravi danni è l'assenza dei necessari filtri, una loro non corretta installazione o altri fattori (ad esempio gli abiti utilizzati per la vestizione del defunto) che nulla hanno a che vedere con il cofano".

Gabriele Righi ha prima accennato alla mancanza di una liturgia apposita per chi sceglie la cremazione, anche a causa di una posizione poco chiara della Chiesa sulla materia. In realtà fin dal 1963 l'allora Sant'Uffizio concesse il funerale cristiano anche a chi sceglie di far cremare il proprio cadavere purché sia chiaro che tale scelta non venga fatta in antitesi alla fede cristiana. È però notizia resa pubblica solo a inizio gennaio che la Commissione Episcopale per la Liturgia ha pubblicato un sussidio pastorale per accompagnare il Rito delle Esequie: "Proclamiamo la tua risurrezione", proposte di preghiera subito dopo la morte, per la veglia, per la chiusura della bara e per il momento della sepoltura al cimitero. Il volume offre anche orientamenti pastorali e testi adatti per i funerali in caso di cremazione. Fra le novità emerge la possibilità di celebrare le esequie anche in presenza dell'urna cineraria: ciò avviene eccezionalmente quando per ragioni pratiche i riti esequiali non possono aver luogo prima. Il gruppo di lavoro incaricato di redigere il sussidio si è trovato di fronte alla diffusione di una prassi del tutto conforme alla legge civile, ma che va oltre la semplice cremazione: la dispersione delle ceneri. Una scelta che potrebbe "sottintendere motivazioni o mentalità panteistiche o naturalistiche, ma che soprattutto sembra essere l'ultimo atto di quella diffusa tendenza ad occultare la morte fino ad abolirne anche la memoria. Il cristiano, per il quale deve essere familiare e sereno il pensiero della morte, non deve aderire interiormente al fenomeno dell'intolleranza verso i defunti".
La preoccupazione di perdere il "luogo comune della memoria" è all'origine dell'orientamento espresso. "Avvalersi della facoltà di spargere le ceneri, di conservare l'urna cineraria in un luogo diverso dal cimitero o prassi simili, è comunemente considerato segno di una scelta compiuta per ragioni contrarie alla fede cristiana e pertanto comporta la privazione delle esequie ecclesiastiche. Il testo contenuto in un semplice sussidio non costituisce una norma nel senso pieno del termine, ma piuttosto una indicazione pedagogica che cerca di dissuadere da certe scelte. Scelte che se comunemente, cioè in generale, possono far supporre ragioni contrarie alla fede cristiana, nei singoli casi devono essere verificate per non arrivare ad assumere posizioni che vanno ben oltre la norma e le intenzioni della persona defunta".
Monsignor Felice di Molfetta, presidente della Commissione Episcopale per la Liturgia, sottolinea che il libro "nasce dalla consapevolezza di alcune concrete situazioni pastorali e dalla segnalazione di un forte disagio culturale nei confronti della morte, da più parti avvertito e vissuto. Una trentina di pagine sono dedicate ai funerali in caso di cremazione. Una lunga introduzione offre una panoramica sulla situazione attuale, i riferimenti alla dottrina e alla prassi cristiana e le indicazioni pastorali. Il capitolo riporta le preghiere sul luogo della cremazione, gli orientamenti pastorali per la celebrazione esequiale in presenza dell'urna cineraria e le preghiere per la deposizione dell'urna. Uno strumento nuovo, quindi, per chi è chiamato a svolgere il prezioso servizio di accompagnamento e di sostegno, nelle fasi del lutto, a tutti coloro che si trovano nel dolore".
 
Carmelo Pezzino

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