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I cimiteri? Perdersi e lasciarsi guidare

Su Raisat Extra la serie televisiva che ci porta a visitare le tombe illustri.

Quella sua affascinante voce da bambina, una voce inventata, mi aveva trascinato al Campo Verano. Chi l'aveva sentita parlare con la sua voce normale diceva che non era per niente attraente. Ma lei, Marilyn, ne aveva creata una quasi balbettante e seducente allo stesso tempo. E la sua doppiatrice, Rosetta Calavetta, era stata brava quanto Marilyn a creare quelle sonorità infantili quando il sesso è ancora gioco. Cercavo la data di nascita della Calavetta e non riuscivo a trovarla da nessuna parte. Ho chiesto a un vecchio attore che mi ha detto: "Vieni con me al cimitero. Mi sono imbattuto proprio l'altro giorno nella sua tomba". L'ho seguito. Ho scoperto che perdersi nelle città senza tempo e lasciarsi guidare da chi ha conosciuto sepolti che forse non sono mai morti era qualcosa di molto appagante. Ho ideato una serie televisiva dal titolo Extraterreni per il canale RaiSat Extra, un viaggio attraverso i cimiteri monumentali italiani e stranieri, giardini pieni di vita, di memoria e di emozioni a portata di mano, in compagnia di guide speciali che hanno conosciuto, o solo amato per affinità, le persone altrettanto speciali che ora riposano.
Ho chiesto a Massimo Cacciari di farmi da guida a San Michele in Isola, a Venezia, e a Giorgio Albertazzi al Père-Lachaise di Parigi. Le due puntate si vedranno il 2 e il 3 novembre a mezzanotte sul canale 120 di Sky (RaiSat Extra).
Poi sono stata al cimitero monumentale di Milano con l'architetto Gae Aulenti, a quello di Torino con Piero Chiambretti, alla Certosa di Bologna con Pupi Avati, alle Porte Sante di Firenze con il politologo Giovanni Sartori, al cimitero degli inglesi con l'astrofisico Magherita Hack, a quello di Napoli con Toni Servillo, al Verano di Roma con Elio Pandolfi, al cimitero di Mosca con il giornalista Demetrio Volcic.
A Los Angeles ho realizzato la quindicesima puntata (in onda domenica 4 novembre su RaiSat Extra all'una di notte) e sono andata a trovare Marilyn Monroe che riposa in un fazzoletto di terra tra i grattacieli, il piccolo cimitero di Westwood Memorial Park.
La guida a Los Angeles è Gabriele Muccino che con il suo primo film americano The Pursuit of Happyness ha incassato 130 milioni di dollari e che ora si appresta a girare Seven Pounds, sempre con lo stesso protagonista Will Smith.
Passeggiando a Hollywood Forever, il cimitero delle star a Santa Monica, dove in ogni angolo giganteggia la collina con la famosa scritta bianca, incontriamo i sepolcri di Rodolfo Valentino, John Huston, Tyrone Power, Victor Fleming, Hattie Mc Daniel, la governante devota Mamy di Via col Vento, la biondina di King Kong Fay Wray, Douglas Fairbanks (fondatore insieme a Chaplin, Mary Pickford e David Griffith della United Artists), la bionda esplosiva Jayne Mansfield, l'attore Peter Finch, e il cantante del gruppo rock Johnny Ramone.
Hollywood significa "bosco di agrifogli" e Muccino racconta cosa punge qui: le bugie. "È un luogo dove c'è molta insicurezza - dice - perché i film costano molto e questo è un sistema che non perdona. Chi ha successo viene venerato, ascoltato, pagato, ma chi smette di avere successo viene declassato, licenziato, dimenticato. È un sentimento della morte continuo".
Muccino racconta del suo esordio, all'età di vent'anni, con un cortometraggio dal titolo Nina in cui volle che sua nonna fingesse di essere morta, spiega il fascino per un regista di poter raccontare quello che nessuno ha mai potuto verificare, l'aldilà per l'appunto, rivela i suoi maestri, italiani e americani, le loro tecniche, le scelte di un copione ed elenca gli attori che per lui hanno quello che in America chiamano Something Extra. Inoltre si entusiasma di fronte al sistema di produzione americano e spiega, motivandola, la sua delusione di fronte a quello del cinema italiano: "In Italia purtroppo c'è un modo di affrontare il cinema che è un po' cialtronesco e lo dico avendo diretto quattro film, con la consapevolezza, quindi, di conoscere da dove viene quella sorta di faciloneria. Viene dal fatto che non si crede nei film che si fanno. La troupe non crede nei film che sta realizzando. I film spesso vanno male. E a parte i casi in cui io sono diventato protagonista in quanto un mio film è diventato popolarissimo, prima di allora io facevo film con queste troupe che erano impigrite, annoiate e molto disincantate. Non condividono il progetto fino in fondo". Davanti alla lapide rosa di Hattie Mc Daniel Muccino ricorda quanto ancora sia persistente oggi il tabù del razzismo.
La puntata di Extraterreni si snoda attraverso il racconto di altre star del cinema mondiale che riposano in altri cimiteri: Billy Wilder, Burt Lancaster, Jack Lemmon, Dean Martin, John Cassavetes, Walter Matthau, James Stuart, Walt Disney, Humphrey Bogart, Errol Flynn, Spencer Tracy, Bette Davis, Buster Keaton, Stan Laurel, Frank Sinatra. Si chiude con un pensiero di Jeanne Moreau: "Tutti siamo fatti di polvere di stelle, è dimostrato, siamo acqua e minerali. Non dobbiamo avere paura della morte". E Muccino recita le parole di Somewhere over the Rainbow come fosse una poesia.
 
Valeria Paniccia

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