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Devota 2007

Ried im Innkreis è una piccola località di 13.000 abitanti situata nell'Ober Österreich tra Salisburgo e Linz e non distante da quella Braunau am Inn dove più di un secolo fa vide la luce colui che è destinato a restare nella storia dell'umanità come uno dei più tragici personaggi di tutti i tempi, Adolf Hitler.
Nonostante la taglia ridotta, questa ridente cittadina, che ci ha accolto con un sole primaverile durante quasi tutto il nostro soggiorno, gioca un ruolo importante a livello economico. Essa è infatti situata nella Innviertel, regione a ridosso della Germania delimitata da ben tre fiumi, il Danubio, la Salzach (che bagna Salisburgo) e l'Inn. Situata al crocevia di diversi assi, essa costituisce un nodo ferroviario importante attorno al quale si sono sviluppate attività agricole ed industriali di gran rilievo. Tra queste ultime citeremo la fabbrica della Fischer, che tutti gli appassionati di sci conoscono, nonché ben due fabbriche di birra, la Rieder e la Keller. Quest'ultima è, detto per inciso, cronologicamente la prima manifattura privata della pregiata bevanda ed esiste già dal lontano 1446, da quasi mezzo secolo, 46 anni per la precisione, prima che il genovese Cristoforo Colombo scoprisse quell'America dove ci attende fra qualche giorno, a Las Vegas, la grande messa annuale con relativa esposizione della NFDA (National Funeral Directors Association).
L'agricoltura poi, assieme alla zootecnia, gioca un ruolo di grande rilievo nell'economia della regione. Tant'è che già dal 1867 si tiene a Ried, ogni due anni, l'Esposizione Agricola Internazionale che richiama visitatori da tutto il mondo (nel corso dei decenni parecchi milioni di operatori hanno raggiunto il quartiere espositivo) e che giustifica l'esistenza di un sito fieristico altrimenti incongruo con la taglia della cittadina.
La prosperità della regione è, come sempre, legata alle vicissitudini storiche. Le prime tracce di Ried risalgono al XII secolo. Per molti anni, fino al 1779, Ried e l'Innviertel appartennero ai conti di Baviera che ebbero a difenderla da ripetuti assalti di truppe austriache e boeme (ricorderemo, tra gli altri, il famoso re Ottokar di Boemia). Tale ascendenza è tuttora presente nelle numerose insegne, pubbliche o private, che ornano la città e che immancabilmente comportano l'inconfondibile scacchiera a losanghe bianco-azzurre simbolo della Baviera oltre che di una nota marca di vetture tedesche prodotte, per l'appunto, in quel Land. Dopo, il passaggio all'Austria ed un breve intermezzo (dal 1810 al 1816) durante il quale essa fu anche provincia francese (Napoleone vi soggiornò a due riprese ma, come per Garibaldi in Italia, vi sono luoghi dove l'illustre personaggio non posò le sua stanche membra per qualche ora?) prima di ritornare definitivamente nel girone austriaco. Con la pace, come sempre accade, giunse anche lo sviluppo economico, essendo le energie e le risorse spese per ammazzarsi impiegate per le attività produttive di altri generi che non siano cannoni. Per la cronaca ricorderemo che, nel 1379, un periodo tranquillo, successivo ad un trattato che mise fine a un contenzioso di frontiera tra l'Austria e la Baviera, determinò un primo ciclo di sviluppo economico importante che si fondava su commercio, artigianato e soprattutto sulla produzione del lino per la quale, nella fase di massimo splendore, esistevano più di 100 fabbriche. Ancor oggi un affresco decora la facciata della Casa della Corporazione dei fabbricanti di tale apprezzato tessuto.
Il vantaggio di una esposizione in una città di dimensioni ridotte è evidentemente quello di ridurre i tempi di trasferimento tra gli alberghi ed il quartiere fieristico, contribuendo così ad una migliore qualità di vita (anche se vi è qualche problema per quanto riguarda la capacità alberghiera) vieppiù allietata da una cucina solida e gustosa, molto vicina a quella delle vecchie province dell'Impero (Austriaco) che fanno parte oggi del nostro paese e da una delle quali lo scrivente giunge. Nella in altri tempi importante Trieste (che era il porto più grande dell'Impero e che ad esso, soprattutto al tempo di Maria Teresa, deve il suo sviluppo) i wurstel, i knödel, il goulash, la wienerschnitzel, il maiale in tutte le sue forme, i crauti acidi e la birra godono ancor oggi dei favori dei locali. Tra i condimenti più frequenti si trova, inevitabilmente, il "cren" (in italiano rafano, nonché Kren, Hrain, Hrien nei vari idiomi dell'Europa centrale ed orientale). Si tratta di una radice bianca e rigida usata grattugiata in sottili filamenti oppure, per attutirne l'aroma pungente e volatile, in salsina fatta con brodo o con altro eccipiente. Dal punto di vista botanico si tratta di "Armoracia Rusticana", una Crucifera le cui proprietà farmacologiche sono ben note: antiscorbutico, espettorante, diuretico e rivulsivo. Una sorta di panacea, insomma, che in più stuzzica l'appetito e l'appetibilità delle pietanze (come il peperoncino del resto) e che si accompagna perfettamente a bolliti e quant'altro. Peccato che in Italia essa non sia molto conosciuta e che il suo uso sia confinato alle vecchie province dell'Impero Austro-Ungarico (Lombardo-Veneto e Friuli Venezia Giulia) dove tuttavia non è agevole trovarne. Ormai a Trieste sono scomparse le "venderigole", quelle signore che scendevano ogni mattino in centro dal contado traendo seco verdure e legumi tra i quali la preziosa radice. Questa in particolare, come anche il famosissimo radicchietto triestino, cresceva meglio nel sobborgo di Coloncovez, attiguo al grande e monumentale cimitero della città. Pura coincidenza o contributo indiretto dei defunti ai piaceri dei sopravvissuti? Ai posteri l'ardua sentenza!
In tale clima da "Austria Felix" siamo giunti a Ried per promuovere Tanexpo, ancora e sempre, presso produttori e visitatori di quel Paese. Comunque sia questa edizione ha visto un ottimo successo di partecipanti (poco più di un centinaio di aziende distribuite su ben cinque padiglioni che, anche se non enormi, raggiungevano una superficie espositiva ragguardevole quando si tenga conto delle dimensioni dell'Austria) ed un buon afflusso di visitatori. Il tutto per la soddisfazione di Rudolf Kleewein, l'organizzatore dell'evento, estremamente gentile ed efficace, che aveva avuto, due anni or sono, la sfortuna di trovarsi impotente davanti a nevicate imponenti che avevano impedito a tutti i potenziali visitatori di giungere in fiera. Quest'anno le cose sono andate ben diversamente anche perché, con somma avvedutezza, l'organizzazione aveva anticipato i tempi di quasi due mesi per mettersi al sicuro dai capricci meteorologici.
Dicevamo degli espositori. La maggioranza veniva dalla Germania vicina. Tra di essi tutti i leader della produzione di vetture funerarie tra i quali, in provenienza dall'anseatica città di Brema, l'inossidabile Klaus Sturmhofel, la cui allegria e la cui gentilezza sono contagiose. Ed ancora, tra i produttori tedeschi, i bronzi di alto livello della Strassacker e gli equipaggiamenti della Höhle Wilfried Maschinenbau con i suoi impeccabili frigoriferi e con tutto il necessario per le sale di autopsia e per la tanatoprassi. Senza dimenticare i forni della IFZW o le ampie gamme di Pludra e di Spalt. Tra gli espositori tedeschi un nuovo arrivo che realizza opere di grande contenuto estetico ed originalità, la Glasgrabsteine di Berlino. Si tratta di una giovane azienda che produce monumenti ed urne in vetro estremamente suggestivi oltre che resistenti a tutti i fattori atmosferici. Per la qualità di ciò che fanno e per la simpatia e l'entusiasmo che essi ispirano, siamo convinti che il loro futuro sarà ricco di successi. Da segnalare ancora la presenza di Medenta, l'azienda distributrice dei prodotti igienici e da conservazione per tutta la gamma Dodge, da sempre leader mondiale del settore, e rappresentata da Hans Stapel, grande conoscitore dell'Italia e delle sue delizie gastronomiche.
Tra le imprese austriache ricordiamo la Arcum che presentava cofani di cartone molto più belli di quelli che abitualmente si vedono in giro, nonché i cofani dipinti, ispirandosi a grandi artisti (Michelangelo, Klimt, ...), di Waltraud Rehak, pittrice che già conoscevamo dalle precedenti edizioni. Il mercato funerario austriaco si contraddistingue per l'eleganza e per la sobrietà che tuttavia non precludono iniziative ardite. Un po' ad immagine della Vienna di inizio del secolo scorso, vera capitale culturale ed artistica del mondo prima di una lunga eclissi iniziata con la fine dell'Impero e conclusasi una quindicina d'anni or sono con la fine del socialcomunismo alle porte di casa. La capitale ed il paese sono nuovamente in fermento. Si produce qui lo stesso fenomeno riscontrabile a Berlino. Si tratta di un mercato ricco, molto più propenso alla spesa funeraria rispetto alla vicina Germania. Ciò potrebbe esser dovuto al fatto che il paese è cattolico e che, un po' come dappertutto in nazioni di questo tipo, l'onoranza funebre ha connotazioni di "pompa", molto meno presenti negli austeri paesi di tradizione protestante. Questo potrebbe anche spiegare la massiccia presenza di produttori tedeschi che la sola vicinanza geografica non giustificherebbe. Si tratta invece, a nostro avviso, della volontà di porsi su mercati sostanzialmente ricchi anche se, come l'Austria, di piccola taglia.
Sorprende, in tale contesto, la scarsa presenza italiana, soprattutto tra i produttori. Forse sono già tutti impegnati nel preparare Tanexpo 2008 a Bologna, l'avvenimento principe non solo per loro, ma per tutto il mondo funerario internazionale. Rimane il fatto che accanto ai pochi visitatori italiani gli espositori diretti erano tre. La Zorsol, su uno stand di ragguardevoli dimensioni, ha proposto tutta la propria gamma riscuotendo notevoli successi, come affermano Sergio Scanziani e Pierluigi Poledri, assai impegnati durante tutto l'arco della fiera. Fa piacere vedere una azienda italiana che si ripresenta con forza sui mercati esteri. Non c'è manifestazione alla quale direttamente o attraverso il Consorzio Tanexport essa non sia presente. Ci pare che la strada sia quella buona e che i frutti si stiano già raccogliendo. A grande livello ha esposto anche La Leonessa, azienda di Brescia specializzata nella realizzazione di oggetti in peltro di alta qualità tecnica ed estetica e che ha introdotto nella sua gamma anche una linea funeraria (urne). Li aspettiamo all'appuntamento di Bologna. Da ultimo un artigiano di Silandro (Schlanders), Peter Niedermair, le cui croci e i cui cancelli cimiteriali in ferro sono costruiti secondo le tecniche tradizionali di quella bella regione, l'Alto Adige (SüdTirol), che da sempre privilegiano la qualità. I prodotti di Peter sono, è vero, molto tipici della cultura di quelle terre, molto più vicina all'Austria. Tuttavia abbiamo visto manufatti molto belli che potrebbero (è già successo) trovare adeguata collocazione in qualsivoglia cimitero italiano o di altri paesi. Anche per l'artista-fabbro Niedermair Tanexpo 2008 potrebbe costituire una rampa di lancio verso più ampi successi.
Per concludere un cenno sugli altri espositori esteri. Un paio di ungheresi (Karsol ed Electroauto, con le sue vetture elettriche adatte a golf e cimiteri pilotate da una molto "llamativa" magiara), i croati della Tpo con i loro cofani, la Zagar, slovena, e la Setora, ceca, egualmente con le loro casse e, per finire, un paio di olandesi tra i quali la Procasting, specializzata nel produrre pendenti metallici portanti l'impronta digitale del defunto. Sembra che tale pratica riscuota un certo successo, se è vero che anche un'altra azienda, la tedesca Totenmasken Shoen-e-Berg, presentava un prodotto analogo. Se aggiungiamo a ciò la realizzazione di diamanti a partire dalle ceneri del defunto (in fondo sempre di carbonio si tratta e Algordanza era presente a Ried tramite la sua filiale tedesca), allora ci sorge spontanea la domanda: a quando Cartier o Van Cleef&Arpels a Tanexpo?
 
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