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C'era una volta la stampa settoriale

Nel periodo in cui militavo attivamente nella Feniof, fra la seconda metà degli anni '70 e la prima metà degli anni '80, c'era l'Informatore sul quale scrivevano, dibattevano, a volte polemizzavano taluni impresari ben noti nel panorama nazionale, i quali, oltre che saper fare il loro mestiere, sapevano anche adoperare la penna: i Parenti, i Primavesi (unico superstite ancora oggi sulla breccia, ma solo per argomenti ameni), i Fusetti, i Rolla, i Prosdocimo, i Barbieri, l'ineguagliabile Daniele Farnedi e tanti altri di cui ora mi sfuggono i nomi. I "problemi" del settore venivano analizzati, sviscerati, dibattuti sull'unica pubblicazione settoriale esistente, l'Informatore, ed ogni opinione vi trovava spazio, vivacizzando la rivista e creando interesse e dibattito nella categoria. Oggi, non solo non vi è più analisi, ricerca, dibattito, critica, proposizione e, se vogliamo, polemica; non vi è più stampa settoriale.
L'Informatore si è ridotto ad un bollettino parrocchiale di una Feniof non più vitale, propositiva e combattiva; la "Lettera del Presidente" che, con enfasi, si autodefinisce "Informazione mensile di Federcofit - Federazione del Comparto Funerario Italiano", a me sembra un bollettino della Regione Lombardia (o Padania che dir si voglia) riferito al settore funerario; Tecnica è una rivista meramente pubblicitaria; rimane "Oltre Magazine", la prestigiosa rivista inventata da Nino Leanza agli albori del terzo millennio allo scopo di propagandare e supportare le manifestazioni fieristiche che fino all'anno 2000 aveva organizzato con la benedizione e la collaborazione della Feniof e da quel momento in poi avrebbe realizzato in proprio ed in contrapposizione a Feniof.
Nino Leanza, titolare della Conference Service, è un grand'uomo, a cui la Feniof nell'85/86 (o giù di lì) affidò la raccolta pubblicitaria per l'Informatore, devolvendogliene gli introiti, a patto che lui stampasse a proprie spese la rivista, che dal punto di vista contenutivo continuava a essere gestita da Feniof. A Leanza, che ha sviluppatissimo il fiuto per gli affari, non sfuggì l'importanza del "business" che gli si offriva su un piatto d'argento e al primo dissapore con Feniof abbandonò la gestione in "comunione di beni" con Samoggia, e si gettò a capofitto nel settore funerario autonomamente: le società - si dice - son buone se in numero dispari, inferiore a due! Si circonda, il Leanza, di un bel nucleo di collaboratori validi ed efficienti e nascono, così, Tanexpo, Oltre Magazine e C.S.O. (Centro Studi Oltre). La contrapposizione a Feniof, la quale era in aperta ostilità anche con la neonata Federcofit, è andata avanti per alcuni anni, ma è terminata con la "pax felsinea" stipulata qualche tempo fa fra i tre contendenti, mercè la mediazione ed i buoni uffici di Leanza & C.
In altre parole Leanza ha "espugnato" la Feniof espropriandola dell'organizzazione delle manifestazioni fieristiche e spogliandola del suo Informatore ridotto a quel misero bollettino "salvafacciata" di cui accennavo prima. Con Federcofit le cose erano andate bene sin dall'inizio, per cui non ha dovuto faticare per raccattare nelle sue mani le briglie editoriali de "La lettera del Presidente".
Oggi la cosiddetta stampa settoriale è rappresentata dalla sola prestigiosissima e policroma rivista Oltre Magazine, ricca, ricchissima di resoconti fieristici italiani ed internazionali, pregna di descrizioni altisonanti di monumenti e monumentoni, densa di immagini riprese dai più belli ed artistici cimiteri nazionali ed esteri, tantissime e coloratissime pagine pubblicitarie, dissertazioni scientifiche sui risvolti psicologici ed antropologici del profondo mistero dell'evento morte che da sempre ha affascinato l'uomo, divagazioni di alto profilo letterario su autori e poeti che hanno trattato l'argomento morte. C'è di tutto e (posso dirlo?) di più! Manca la disamina delle problematiche settoriali (se ve ne sono! E tante!). Sciocchezzuole! Inezie! Nulla di veramente importante per un Leanza che deve curare e spremere il suo non più orticello, ma l'ormai cresciutissimo orto sottoposto a coltivazione intensiva: pecunia non olet. Senza preoccuparsi e senza mai impicciarsi nelle tematiche settoriali che lascia al suo egregio collaboratore nonchè direttore di Oltre Magazine, Carmelo Pezzino. Il quale si sforza, nei suoi puntuali interventi a tre quarti di pagina, di apparire come un profondo conoscitore del settore funerario. Con quale risultato lo può evincere chiunque legga i suoi dotti ma limitatissimi (dal punto di vista professionale) editoriali.
Nell'ultimo dei suoi forbiti ed "approfonditi" messaggi lanciati alla categoria sul n. 3 di Oltre Magazine, riferendosi alla presunta inchiesta infarcita di banalità e luoghi comuni triti e ritriti pubblicata...dal quotidiano "La Repubblica" del 26 febbraio 2007, firmata da un certo Paolo Berizzi, sostiene che in ogni comparto vi è qualche mela marcia. Perciò ci vuole pazienza! Non sa, il grande Pezzino, che nel nostro comparto le mele marce sono la maggioranza, la norma, la regola e quelle poche sane costituiscono l'eccezione! Io, al direttore de "La Repubblica", dal mio piccolo, gli ho inviato una letteraccia di proteste e spiegazioni insieme alla fotocopia di uno dei miei tanti articoli pubblicati su Oltre Magazine a novembre 2003, nel quale enunciavo una sorta di decalogo propedeutico allo svolgimento della nostra attività, ed una copia del mio libro "Il dito nella piaga". È vero che non ho ottenuto risposta, ma almeno mi sono tolta la soddisfazione di dirgliene quattro, unitamente al suo "investigatore" dilettante Paolo Berizzi. Del resto pure la Feniof, alla quale ho inviato copia del malloppo, non mi ha degnato di attenzione! Inoltre, il caro Pezzino, nel suo editoriale, non pago della farraginosità legislativa esistente in Italia e di quella che ci sta piovendo addosso con la miriade di leggine regionali, invoca nuovi, ulteriori e generici provvedimenti normativi che affrontino (udite, udite!) "in modo innovativo la gestione delle camere mortuarie ospedaliere", evitando accuratamente, però, di avanzare ipotesi o proposte serie e concrete, su cui eventualmente dibattere. Infine auspica che gli impresari corretti facciano "fronte comune nel denunciare", eccetera, eccetera. Chiedo scusa al buon Pezzino, ma oserei invocare una sua spiegazione in termini semplici e possibilmente suffragati da molta concretezza, su cosa lui intenda per "fare fronte comune". Poniamo che in Italia (Padania inclusa) vi siano 10.000 operatori e che fra di essi almeno un migliaio (per sovrastima) rappresentino le "mele sane" nell'immenso paniere delle mele marce. Sicuramente queste 1.000 entità non sono raggruppate omogeneamente in una sola località o entità territoriale, ma si trovano sparpagliate disordinatamente negli oltre 8.000 Comuni italiani. Ecco, vorrei essere spiegato cosa intende il saggio Pezzino per "fronte comune", riferito al variegato panorama nazionale. Cioè l'impresa della mia famiglia che opera a Foggia dove vige una realtà diversa da ogni altra città italiana, con quella di (tanto per fare un esempio) Paltrinieri che si trova in Provincia di Modena e l'altra di Pinco Pallino dislocata in un paesino montano del Piemonte con 20 funerali l'anno che, terrorizzata dalle innovative leggi regionali che impongono direttori tecnici e personale dipendente (piuttosto che perseguire la formazione etica), mi telefonò alla ricerca di aiuto e sostegno (morale), che cosa dovrebbero fare in concreto per realizzare il "fronte comune"? Pezzino abbia la compiacenza di spiegarcelo con parole semplici! Non con le locuzioni e le frasi fatte, che nulla dicono.
Certo, è facile per Pezzino sentenziare: "occorre che impresari e operatori sanitari corretti facciano fronte comune nel denunciare non solo casi conclamati di truffa, ma anche semplici pressioni in grado di orientare le scelte". Tanto, poi, eventualmente, le conseguenze non si ripercuotono su di lui ma sui poveretti che hanno fatto "fronte comune". Lui la notte dorme tranquillamente a casa sua; molti operatori del settore non lo possono fare. Per esempio, a Foggia è accaduto un evento mai verificatosi altrove a memoria d'uomo: a novembre scorso (o giù di lì) è letteralmente sparito un impresario funebre con il suo furgone aziendale. Perché? Il furgone è stato ritrovato a febbraio/marzo di quest'anno nelle campagne circostanti la città, distrutto dalle fiamme; di lui non si è saputo più nulla! Sparito e basta! E nessuno ne parla! Ma c'è di più: a Foggia, negli ultimi anni, sono stati ammazzati a schioppettate ben 5 operatori, più quello scomparso, in totale 6 persone che operavano nel settore funebre a vario titolo, anche come dipendenti! Peggio che a Napoli e dintorni! I giornali attribuiscono questa mattanza agli enormi "interessi" che ruotano intorno al "caro" estinto, ma io posso dichiarare che nessuno dei titolari di azienda è diventato ricco, meno che mai i lavoranti. E Pezzino parla di "fronte comune" il cui significato arcano è inaccessibile a noi piccoli e squallidi "beccamorti" come la stampa si diverte a definirci.
Vogliamo prendere in considerazione un altro recente accadimento? Mi risulta che a marzo scorso si sarebbe dovuta svolgere una fiera settoriale nella città di San Severo in Provincia di Foggia. Anche il sottoscritto era stato contattato per un intervento. Pare che l'organizzatore avesse racimolato alcune prenotazioni, ma pare, sottolineo "pare", che un importante organizzatore di fiere di Bologna si sia attivato in tutti i modi per fare naufragare l'iniziativa sanseverese. A questo si aggiunga che la Feniof ha declinato l'invito a partecipare sol perché c'era già Federcofit e questo è certo perché mi consta personalmente ed il gioco è fatto! Niente fiera settoriale a San Severo in Provincia di Foggia, nel profondo sud! Le fiere settoriali le organizza solo Conference Service e nessuno si sogni di farle concorrenza. Questa è la "pax felsinea". Mi fanno ridere le belle parole di Pezzino, stretto collaboratore di Leanza patron di Conference Service, su immaginari fronti comuni e ipotizzate "moralizzazioni" teorizzate a parole ma non confortate da un coerente modus operandi.
A questo punto dovrei chiudere perché ho già sproloquiato troppo, ma non posso perché l'intraprendente Pezzino si prefigge (o sogna?) di risolvere anche e sempre a Bologna le annose questioni del "riconoscimento dell'attività funebre" (adesso è sconosciuta! Perciò necessita del riconoscimento ufficiale per dettato legislativo del Regno della Padania!), della "moralizzazione del settore", della "neutralità dell'approccio al dolente" e del "mantenimento del cimitero quale luogo di memoria storica". Viva l'Italia! Viva la Padania e viva Pezzino che, con la sua bacchetta magica, risolverà tanti problemi in un colpo solo. Ed infatti scrive nel suo editoriale: "esistono ancora piccole differenze ... , che auspichiamo trovino identità in un ulteriore incontro programmato a Bologna per fine marzo". Con chi si incontrerà Pezzino a fine marzo (scrivo che è già aprile!) per riesaminare e, forse, definire gli aspetti di cui sopra, non è dato sapere, ma è facile immaginare: forse con Caciolli di Federcofit, forse con Bosi di Feniof, forse con un tale ing. Fogli di Sefit che sogna ancora il ripristino delle privative a maggior gloria e fortuna delle municipalizzate, forse con qualche emerito assessore regionale longobardo (pardon lombardo-veneto o emiliano o padano o giù di lì), forse con qualche sconosciuto ma illustre tecnocrate delle emergenti burocrazie regionalistiche autonomistiche se non proprio separatistiche. Trovatemi fra costoro un solo, un solo vero competente della materia di cui si tratterà: il servizio funebre con tutte le sue sfaccettature, implicazioni e risvolti di carattere psico-antropologico, umano e sociale! I teorici della materia, dunque, decideranno per chi la materia stessa la vive tutti i giorni. Chi opera nelle stanze delle redazioni e delle segreterie "generali" decide per chi opera sul campo.
Questo perché i "nostri" problemi non li svisceriamo più noi, non li analizziamo più noi, non li dibattiamo più noi sulla "nostra" stampa settoriale che non esiste più. Non abbiamo potere decisionale perché abbiamo affidato ad altri personaggi esterni la gestione dell'intero nostro comparto e questi esterni quasi estranei ci plagiano e ci manipolano a loro piacimento e secondo la loro convenienza. Volete sapere come e perché? Vi accontento subito! Camporese e Forgione, due noti fabbricanti di cofani, due miei amici da lunga pezza, agli inizi del 2001, furono incaricati da Leanza di contattarmi e pregarmi (ho detto e ripeto "pregarmi") di scrivere per Oltre Magazine. Oggi, a distanza di sei anni, siamo tutti e tre fuori dalle "grazie" di Leanza: Camporese e Forgione non espongono più alle eccessivamente onerose manifestazioni fieristiche modenesi (il trasferimento dell'anno prossimo a Bologna farà lievitare ancora i costi?) ed il sottoscritto è stato estromesso sic et simpliciter dalla collaborazione con Oltre Magazine soltanto per avere detto e scritto quello che pensa e, coerentemente, pratica o, semplicemente, per avere demolito (con estrema facilità) la presuntuosa saccenza di alcuni personaggi come, appunto, l'ing. Fogli, il segretario generale Caciolli e la dottoressa Tiozzo che nei nostri "affari" non dovrebbero mettere becco; il primo e l'ultima perché appartenenti alla schiera dei nostri avversari dichiarati e inveterati, le imprese pubbliche che navigano in acque cospicue di proventi della collettività; il secondo perché da semplice dipendente-segretario di una associazione di categoria composta si e no da 250, massimo 300 impresari italiani ma perlopiù padani (accetto scommesse sulla entità numerica di Federcofit), crede di rappresentare l'interezza della categoria e di poterne interpretare la voce in ogni sede ed in ogni occasione. Ho avuto qualche schermaglia anche con Pezzino che è uomo di Leanza e se (ipotizzo: "se") Pezzino ha messo Leanza nella condizione di scegliere fra lui e me, è ovvio che Leanza non poteva che optare per lui.
Ecco, quindi, come e perché l'intero comparto funerario privatistico italiano è stato fagocitato da un imprenditore intelligente e lungimirante, ma estraneo al settore che ha soggiogato le due associazioni di categoria, ha assunto il controllo totale sul gettito pubblicitario settoriale (Tecnica esclusa), ha stabilito l'esclusiva in fatto di organizzazioni fieristiche con il relativo cospicuo tornaconto economico, controlla la stampa settoriale, tanto è vero che lo scarno comunicato con il quale si informava l'imprenditoria dello svolgimento di una fiera settoriale a San Severo (FG) da me personalmente inviato con richiesta di pubblicazione a Oltre Magazine, Informatore, Lettera del Presidente e Tecnica non è stato pubblicato mai da nessuna parte!
Cosa vogliamo di più dalla vita? Un lucano! No! Meglio un "fronte comune" che non si sa cosa sia e come si realizzi, ma resta pur sempre una enunciazione importante, che fa pensare ad una cosa seria!
A proposito di cose serie vi è da non sottovalutare la notizia apparsa su Oltre Magazine di febbraio (pagina 48), secondo la quale in Inghilterra la Associazione Nazionale dei Direttori di Pompe Funebri finanzierà l'iniziativa della Università di Bath, "una delle più prestigiose del Regno Unito" (sostiene l'articolo) di istituire un corso di laurea e successivo master per aspiranti "Manager delle Onoranze Funebri". Qualcosa del genere l'aveva proposto il sottoscritto in quel famoso articolo apparso a novembre 2003 su questa rivista, già citato per averne inviata fotocopia al direttore de "La Repubblica". Un pezzo nel quale non peroravo che l'elevazione culturale della categoria perché solo da quella possono discendere le scelte etiche, la crescita deontologica, il rigetto del malaffare, la ricusazione del mercimonio. Ma queste sono considerate velleità di un sognatore. Meglio il "fronte comune", che non so cosa sia, auspicato da Pezzino, da non confondere con il "fronte del porto" il celeberrimo film interpretato dal grande Marlon Brando.
Ora che ho terminato mi chiedo: perché ho scritto questa invettiva? Forse per un inconscio desiderio di riapparire sulle pagine di Oltre Magazine? Sicuramente no! Leanza e Pezzino a cui ho recapitato il mio ultimo libro "L'immane tragedia dell'estate 1943 a Foggia" sanno che il mio impegno attualmente è rivolto ad argomenti "storici" locali. Può essere l'emergere di una latente sfida? Una sfida a Leanza e Pezzino che possono decidere di farla apparire nelle pagine dell'unico "periodico dell'imprenditoria funeraria e cimiteriale", Oltre Magazine, oppure farle conquistare gli onori del cestino della carta straccia. Se conoscerà la gloria del cestino non posso che rammaricarmi per i tanti (ex) colleghi che, non avendo occasione di leggerla, rimarranno orfani dell'aspirazione all'approfondimento del "fronte comune". Ma non potrò farci nulla. La rivista Oltre Magazine non è di mia proprietà e non potrà essere mai il sottoscritto a decidere il materiale da pubblicare e quello da escludere. Se pubblicata, immagino sarà seguita da altrettanta "dura" nota di spiegazioni e giustificazioni, che non posso non auspicare, unitamente al riconoscimento del sacrosanto diritto di replica.
 
Alfonso De Santis
Al “cestino della carta straccia” o alla “auspicata dura nota di spiegazioni e giustificazioni” abbiamo preferi-to una terza alternativa: la pubblicazione integrale di quanto ricevuto, compreso qualche, certamente invo-lontario, scivolone grammaticale. Siamo convinti che certe affermazioni si commentino da sole e che cia-scuno dei nostri lettori, tutti, saprà farsi una propria opinione sulla “invettiva” dell'amico De Santis.

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